Sentiero Valtellina alle porte di Sondrio

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Ardenno-Sondrio
4 h (a piedi)
20 km lineari
T
SINTESI. Percorrendo la ss 38 dello Stelvio verso Sondrio, superato dopo Talamona il viadotto sul fiume Tartano, ignoriamo la deviazione a destra per la Val Tartano e superiamo anche il ponte sul fiume Adda, per poi svoltare, con tutte le cautele del caso, a sinistra, imboccando la stradina che scende al piazzale del Chiosco del Ponte. Qui Parte la pista ciclo-pedonale del Sentiero Valtellina, al km 25 complessivo (0 per la seconda sezione). Seguendola passiamo sotto la s 38 dello Stelvio e superiamo su un ponte quanto del fiume Adda viene rilasciamo dall’invaso di Ardenno, che ne cattura buona parte per convogliarne le acque alla centrale di Dubino. La pista si porta ad una stradina asfaltata che corre appena a destra della sede ferroviaria (è possibile però, in alternativa, anche percorrere una pista sterrata più a destra). La stradina raggiunge la stazione di Ardenno-Masino. Appena prima del suo edificio prendiamo a destra scendendo per breve tratto e proseguendo verso est su una strada aperta al traffico veicolare, che termina intercettando la strada che dalla ss 38 dello Stelvio porta a Sirta (comune di Forcola). La seguiamo verso destra e, dopo una curva a destra, siamo al ponte sull’Adda (km 3,2, 28,2 complessivo) proprio di fronte all’inconfondibile cupolone della chiesa di San Giuseppe a Sirta. Possiamo giungere fin qui per via più diretta ed anche tranquilla dalla stazione di Ardenno procedendo così: dopo la breve discesa non prendiamo a sinistra, ma proseguiamo diritti, percorrendo una stradina che termina a sinistra del depuratore di Ardenno, lasciando il posto ad una pista sterrata. Superato un ponticello su un canale (Ada Vègia), ci portiamo ad una stradina asfaltata che percorriamo verso sinistra (est), fino a raggiungere il sopra citato ponte della Sirta sul fiume Adda. Non impegniamo il ponte della Sirta, ma torniamo indietro (se siamo giunti dalla carrozzabile) di un centinaio di metri o proseguiamo diritti e, alla curva a sinistra della strada, proseguiamo diritti (verso est), imboccando una stradina asfaltata che corre parallela all’argine del fiume Adda, qui alto e massiccio. Stiamo procedendo nel territorio del comune di Fòrcola, il primo del versante orobico della media Valtellina. Intercettiamo infine una nuova carrozzabile che si stacca dalla ss 38 dello Stelvio, appena a destra di un secondo ponte sull’Adda, quello di Selvetta, al km 5 (30 del totale). Attraversato il ponte, dobbiamo piegare a sinistra ed imboccare di nuovo il Sentiero Valtellina che corre diritto, sempre verso est, parallelamente all’argine meridionale del fiume Adda, a poca distanza dalla pedemontana orobica, che resta alla nostra destra. Al km 8 (33 totale) scavalchiamo sopra un ponte il torrente Presio. Il Sentiero Valtellina presso il ponte degli Archi, che congiunge Fusine a Colorina, attraversa, sopra un bel ponte in legno, il torrente Madrasco, che scende dalla Val Madre, poi passa sotto il ponte sul fiume Adda, proprio di fronte a Berbenno. Proseguiamo verso est, sempre a ridosso ed a destra del fiume Adda. Al km 11 (36 del totale) passiamo per il punto di sosta attrezzato denominato, appunto, “Fusine”. Dopo circa 200 metri un ponte ci fa scavalcare il torrente Cervio, che scende dalla Val Cervia, ed al km 12 (37 del totale) raggiungiamo il punto di sosta attrezzato Cedrasco 2. Qui il fiume Adda piega a sinistra, ed il sentiero Valtellina se ne allontana, raggiungendo quasi subito, appena prima del km 13 (38 del totale) il punto di sosta Cedrasco 1, dove il sentiero si riavvicina al fiume. Poi il sentiero volge a sinistra e procede verso nord-est, passando a sinistra dei campi di golf e dell’aviosuperficie di Caiolo. Dopo il km 14 (39 complessivo) il sentiero volge a destra (est), passando a sinistra della contrada del Bachèt. Superato su un ponte un torrentello, raggiungiamo, poco oltre il km 15 (40 complessivo) l’area di sosta Caiolo. Il Sentiero Valtellina passa poi sotto la carrozzabile che congiunge la ss 38 a Caiolo, appena prima del ponte sul torrente Adda. Appena oltre il km 16 (41 complessivo) un nuovo ponte ci permette di scavalcare il torrente Livrio. Al successivo km 17 (42) ci troviamo quasi di fronte, sul lato opposto del fiume Adda, cioè alla nostra sinistra, il bel santuario della Madonna della Salvetta. Alla nostra sinistra, più avanti, vediamo il punto nel quale il torrente Mallero, che scende dalla Valmalenco, si immette nel fiume Adda. Passiamo accanto ad uno dei manufatti più belli del Sentiero Valtellina, un candido ponte a vela che lo raccorda alle piste ciclabili di Sondrio. Al km 20 (45 complessivo) siamo al ponte sul fiume Adda che raccorda Via Vanoni a Sondrio alla località Porto di Albosaggia. Siamo a Sondrio dove termina questo secondo segmento del Sentiero Valtellina.


Il fiume Adda allo sbarramento di Ardenno e la Colmen

Il Sentiero Valtellina è una pista ciclopedonale che da Colico risale l’intera Valtellina terminando, dopo 115 km, a Bormio. Ben segnalato ed attrezzato con numerose aree di sosta, è ad oggi (2016) un work in progress in diverse sue parti, in particolare il raccordo fra l’Isola di Talamona ed Ardenno e la costruzione di alcune strutture nelle aree attrezzate. La seconda sezione, lunga 22 km, porta dalla località Chiosco del Ponte, ad Ardenno, fino a Sondrio. A piedi o su due ruote, permette di gustare gli scenari della piana in prossimità del fiume Adda nella parte occidentale della media Valtellina, scenari probabilmente inediti in alcuni angoli e scorci anche per buoni conoscitori della Valtellina. Vediamone la descrizione.
Per il momento (2016) manca il raccordo fra la prima sezione, che termina presso il ponte di Paniga, di fronte a Talamona, ed il secondo, che inizia a quasi 3 km di distanza, al Chiosco del Ponte appena prima di Pilasco (Ardenno), per cui chi procede su due ruote deve attraversare il ponte di Paniga, da nord a sud (semaforo), piegare a destra imboccando un sottopasso, poi a sinistra raggiungendo la confluenza nella ss 38 dello Stelvio, che deve poi percorrere per più di 2 km verso destra, cioè in direzione di Sondrio.


Sirta

Superato il viadotto sul fiume Tartano, ignoriamo la deviazione a destra per la Val Tartano e superiamo anche il ponte sul fiume Adda, per poi svoltare, con tutte le cautele del caso, a sinistra, imboccando la stradina che scende al piazzale del Chiosco del Ponte. Qui Parte la pista ciclo-pedonale del Sentiero Valtellina, al km 25 complessivo (0 per la seconda sezione).
Seguendola passiamo sotto la s 38 dello Stelvio e superiamo su un ponte quanto del fiume Adda viene rilasciamo dall’invaso di Ardenno, che ne cattura buona parte per convogliarne le acque alla centrale di Dubino. La pista si porta ad una stradina asfaltata che corre appena a destra della sede ferroviaria (è possibile però, in alternativa, anche percorrere una pista sterrata più a destra). La stradina raggiunge la stazione di Ardenno-Masino. Appena prima del suo edificio prendiamo a destra scendendo per breve tratto e proseguendo verso est su una strada aperta al traffico veicolare, che termina intercettando la strada che dalla ss 38 dello Stelvio porta a Sirta (comune di Forcola). La seguiamo verso destra e, dopo una curva a destra, siamo al ponte sull’Adda (km 3,2, 28,2 complessivo) proprio di fronte all’inconfondibile cupolone della chiesa di San Giuseppe a Sirta. Possiamo giungere fin qui per via più diretta ed anche tranquilla dalla stazione di Ardenno procedendo così: dopo la breve discesa non prendiamo a sinistra, ma proseguiamo diritti, percorrendo una stradina che termina a sinistra del depuratore di Ardenno, lasciando il posto ad una pista sterrata. Superato un ponticello su un canale (Ada Vègia), ci portiamo ad una stradina asfaltata che percorriamo verso sinistra (est), fino a raggiungere il sopra citato ponte della Sirta sul fiume Adda.


Il fiume Adda dal ponte della Sirta (veduta verso est)

Prima di proseguire gettiamo un’occhiata al fiume che qui si dilata a formare un lago artificiale per la presenza dello sbarramento. Prestiamo attenzione anche alla Sirta, nucleo che gode del primato di maggior numero di giorni con assenza totale del sole nel periodo invernale, posto com’è a ridosso del severo versante orobico che propone la forra terminale della misteriosa Val Fabiolo. Poco più ad ovest in passato era attivo un importantissimo traghetto (navèt) che consentiva di passare dalla riva meridionale a quella settentrionale del fiume, proseguendo nella via di fondovalle che risaliva la Valtellina verso Sondrio. Volgendo lo sguardo ad ovest non possiamo non rimanere colpiti dal possente profilo della Colmen (Culmine di Dazio), una rocca di granito che ha resistito alla forza erosiva del ghiacciaio di Val Masino, imponendo al torrente Masino di raggiungere il fiume Adda piegando ad est.


L'Adda a Selvetta (veduta verso est)

A nord, infine, è il paese di Ardenno, già sede plebana, a ridosso del versante retico, in posizione che giustifica la particolare calura cui forse il nome alluderebbe. Scrive infatti don Giovanni Tuana, nelsuo “De rebus Vallistellinae” del 1630: “Ardenno, così chiamato overo sia altre volte stato arso, overo perché ivi s'abbruggia d'estate, essendo esposto al sole di tutto il giorno, è communità grande di 300 fameglie, di 600 puoco fa avanti la peste, divise in varie contrate, cioè Gaggio, dove è la chiesa di S. Antonio, Piazza Longa dov'è l'oratorio di S. Alberto, et queste due contrate fanno 60 fuochi, Scereno dove sono 100 fameglie con una chiesa; quali contrate sono nel monte amenissimo, tra le vigne et frutti. Nella pianura verso sera v'è una contrata chiamata Masino, ma questa ha molte case senza habitatori essendo stata destrutta per la peste. La terra di Ardenno è nobile et ha alcune famiglie nobilissime ed ricchissime. È situato nel piano alle radici del monte, tra giardini et vigne, circondato da mezzogiorno et mattina d’ampia pianura, se bene puoco utile; verso sera da campi fertilissimi d'ogni sorte di grano. Altre volte questa terra era cinta di muraglie con due torri, delle quali si vedono ancora li vestigij, cinto da muraglie vecchie con una torre minata; qual luoco essendo fatto paludoso et di puoco profitto, questo è dalli vescovi di Como designato a scuter l'entrate della maggior parte della Valtellina.”


L'Adda a Selvetta (veduta verso ovest)

Non impegniamo il ponte della Sirta, ma torniamo indietro (se siamo giunti dalla carrozzabile) di un centinaio di metri o proseguiamo diritti e, alla curva a sinistra della strada, proseguiamo diritti (verso est), imboccando una stradina asfaltata che corre parallela all’argine del fiume Adda, qui alto e massiccio. Stiamo procedendo nel territorio del comune di Fòrcola, il primo del versante orobico della media Valtellina. Intercettiamo infine una nuova carrozzabile che si stacca dalla ss 38 dello Stelvio, appena a destra di un secondo ponte sull’Adda, quello di Selvetta, al km 5 (30 del totale).
Questa volta dobbiamo attraversare il ponte, gettando un’occhiata, alla nostra destra, ad un’interessante area di golena, cioè di territorio che il fiume occupa nei giorni di maggiore portata, rilasciandolo nei periodi di magra. Siamo di fronte alla località Selvetta, piccolo nucleo orobico che gode della particolarità di essere diviso amministrativamente fra due comuni, di qua e di là dal ponte sul fiume Adda. Ad est del ponte, infatti, siamo a Selvetta di Colorina, nel territorio del comune di Colorina.


Il fiume Adda dal ponte di Berbenno (veduta verso est)

Appena dopo il ponte dobbiamo piegare a sinistra ed imboccare di nuovo il Sentiero Valtellina che corre diritto, sempre verso est, parallelamente all’argine meridionale del fiume Adda, a poca distanza dalla pedemontana orobica, che resta alla nostra destra. Qui il fiume Adda scorre quasi a ridosso del versante orobico, che vi riversa abbondanti ombre nascondendo per buona parte dell’anno il sole. Alla nostra destra vediamo il bel santuario del Divin Prigioniero a Valle di Colorina. Al km 8 (33 totale) scavalchiamo sopra un ponte il torrente Presio. Cominciamo a vedere, sempre a destra, il paese di Colorina, di cui il già citato don Giovanni Tuana, nel 1630, scrive: “Colorina, ultimo loco di quella pieve, ha 300 anime. Questo è un luoco del tutto infelice perché ha una picciola chiesa et brutta pessim'aria perché è vicina alle paludi; la campagna non produce né formento né. segale, ma meglio e puoco, senza vino, senza montagne fruttifere per pascoli, se bene hanno molte castagne, quali essendo fra sassi et rupi non si raccogliono la mità, sì che sono poverissimi. La parochiale è di S. Bernardo.


Ponte degli archi fra Fusine e Colorina

Dopo circa 4 km e mezzo siamo quasi di fronte a Berbenno, il fiero borgo annunciato dal poderoso campanile della chiesa plebana della B. V. Assunta. Il suffisso in -enno nel nome (come anche per Ardenno) rimanda ad un’antichissima colonizzazione etrusca. Il già citato don Giovanni Tuana scrive, nel 1630: “È situato Berbenno quasi un quarto di miglio sopra il piano della valle in luoco ameno, tra belle vigne et delitiosi giardini, con casamenti superbi, pacando per quella un fiumicello, qual scorre dalla cima de monti, apresso il quale v'è in mezzo la terra una torre chiamata Torre del Vescovo. Questa terra ha alcune contrate sparse per la montagna. Le principali sono: Polagìa, sopra Berbenno tra le vigne dov'è una chiesa di S. Abondio, et Rovoledo verso sera. La chiesa principale di Berbenno et plebana, dove concorrono le cure vicine ad udir la predica di quaresima, è di S. Pietro nel piano vicino ad Adda in luoco puoco felice, è però bellissima chiesa fatta con buona architettura capace di 500 o mille persone, è però senza campanile. Questa è solitaria del tutto, essendo destrutte alcune case, dov'altre volte si faceva hostaria, et perciò è discommoda alli Berbennaschi. La chiesa parochiale è sopra una rupe in vista a passagieri, dedicata all'Assumptione della Beata Vergine, con torre, sacrestia nobilissima, con vestiarij nobilissimamente fatti di noci. La chiesa è bella et capace del suo popolo. et quivi risiede l'arciprete, ma senza canonici, supplendo a questi duoi capellini, quali l'aiutano nella cura dell'anime. Non v'è chiesa in Valtellina qual habbi maggior entrata di questa.


Ponte sul torrente Madrasco

Il Sentiero Valtellina presso il ponte degli Archi, che congiunge Fusine a Colorina, attraversa, sopra un bel ponte in legno, il torrente Madrasco, che scende dalla Val Madre, poi passa sotto il ponte sul fiume Adda, proprio di fronte a Berbenno. Proseguiamo verso est, sempre a ridosso ed a destra del fiume Adda. Qui il sentiero offre alcuni scorci fra i più belli: alla nostra destra, a ridosso del versante orobico, le case di Fusine, il borgo delle “fucine”, che sfruttavano la forza del torrente Madrasco. Feliciano Ninguarda, nel resoconto della sua visita pastorale del 1589, scrive: “Al di là dell'Adda, nella giurisdizione di Berbenno e della chiesa arcipretale di San Pietro, vi è il paese di Fusine, con circa duecento famiglie tutte cattoliche, eccetto Gio. Battista dei Salis, Svizzero e un certo Paolo Paganino di Poschiavo che sono giunti cola per abitarvi. In questo paese distante un miglio abbondante dalla chiesa arcipretale di S. Pietro, vi è la chiesa vicecurata dedicata a S. Lorenzo: l’arciprete di Berbenno era obbligato a mantenervi un proprio cappellano per amministrare agli abitanti i sacramenti…”


Ponte di Berbenno

Ed il già citato don Giovanni Tuana, nel 1630: “Le Fusine, così chiamate da molte fusine di ferro il quale quivi si cava dalla montagna di questo territorio et si lavora, è luoco di mercantia essendovi di là il passo per Bergamasca. È d'aria mediocre; ha campagna buona et spatiosa, ma puoco habile per viti, indi bevono vino picciolissimo; monti abbondanti di castagne, pascoli, legnami sì che li habitatori gene­ralmente non sono molto poveri. La chiesa è parochiale di S. Lorenzo; il popolo è di 500 anime. Scorre per la terra il fiume chiamato Madrasco, qual nasce nelle cinse delli monti di Val Madre della quale riceve il nome. Ha la communità delle Fusine tre contrate nella montagna disperse tra l'arbori, quali concorrono a far il numero delli già detti habitatori.


Adda a Fusine

Al km 11 (36 del totale) passiamo per il punto di sosta attrezzato denominato, appunto, “Fusine”. Dopo circa 200 metri un ponte ci fa scavalcare il torrente Cervio, che scende dalla Val Cervia, ed al km 12 (37 del totale) raggiungiamo il punto di sosta attrezzato Cedrasco 2. Qui il fiume Adda piega a sinistra, ed il sentiero Valtellina se ne allontana, raggiungendo quasi subito, appena prima del km 13 (38 del totale) il punto di sosta Cedrasco 1, dove il sentiero si riavvicina al fiume. Sul lato opposto del fiume, cioè sul versante retico, tocca a Postalesio esibire la sua felice e solatia posizione. Poi il sentiero volge a sinistra e procede verso nord-est, passando a sinistra dei campi di golf e dell’aviosuperficie di Caiolo. Dirimpetto a Caiolo se la ride Castione, che gode, appunto, della sua ridente posizione retica, che gli ha meritato il titolo di giardino della Valtellina. Dopo il km 14 (39 complessivo) il sentiero volge a destra (est), passando a sinistra della contrada del Bachèt. Superato su un ponte un torrentello, raggiungiamo, poco oltre il km 15 (40 complessivo) l’area di sosta Caiolo. Il Sentiero Valtellina passa poi sotto la carrozzabile che congiunge la ss 38 a Caiolo, appena prima del ponte sul torrente Adda.


Campi di golf a Caiolo

A destra vediamo, su una rocca appena a monte dell’abitato di Caiolo, la candida chiesa di San Vittore, quasi a picco della forra del torrente Livrio, che scende dalla valle omonima. Don Giovanni Tuana non può esimersi di ragguagliarci anche su questo paese orobico: “Caiolo è terra tutta delitiosa, qual gode buon'aria, territorio fertile divino, gratis, castagne, frutti, acque limpide; è bagnato dal Livri fiumepescoso, quale nascendo in cima de monti tra horrendi coti et oscurianfratti passa alle radici d'un gran scoglio, soprail quale è posta la chiesa parochiale di et si rende S. Vittore martire, dal quale le contrate poste nella pianura, et si rende riguardarvene molto lontano. Le contrate sono cinque, cioè Caiolo, Livri, Transera dove è una chiesa vecchia di San Pietro martire sotto posta a pericolosa ruina, Lutheri, Nogaredo dov’è la chiesa di S. Bernardo; quali contrate fanno il numero di 700 habitatori. Vi sono alcune famiglie nobili, benché absenti non volendo rinunciare il calvinismo. Li paesani sono assai commodi et lontani da scorrerie. Ha monti molto commodi per nutricare il bestiame d’estate. Abbonda ancora di legna. Ha la pianura assai ampia, quale è indivisa et dal consolo ciascheduno anno è compartita alle famiglie della comunità secondo il bisogno; è però in parte paludosa.”


Da Fusine a Caiolo

Appena oltre il km 16 (41 complessivo) un nuovo ponte ci permette di scavalcare il torrente Livrio. Al successivo km 17 (42) ci troviamo quasi di fronte, sul lato opposto del fiume Adda, cioè alla nostra sinistra, il bel santuario della Madonna della Salvetta, fondato forse nel 932 su una rocca che domina Sondrio e particolarmente caro alla devozione dei Sondriesi. Leggiamo, infatti, nella Guida alla Valtellina del 1885 (II edizione, a cura di Fabio Besta): "Qui sogliono convenire nelle domeniche di marzo i Sondriesi, e gli abitanti de' vicini villaggi in allegre brigate, quasi ad accogliere i primi palpiti della natura che si ridesta a vita novella. E la scena che puossi in queste occasioni godere è fra le più vivaci ed attraenti".
Siamo ormai nel territorio di Albosaggia, ma si annuncia anche Sondrio, ed alla nostra sinistra vediamo il punto nel quale il torrente Mallero, che scende dalla Valmalenco, si immette nel fiume Adda. Si apre lo splendido scenario del versante retico sopra Sondrio, scandito dalla compatta compagine dei vigneti, già definiti "rupi del vino", che costituiscono una delle più note immagini della Valtellina. Nella citata Guida alla Valtellina leggiamo: "Ma ben tosto la valle s'allarga nell'ampio e ridente bacino di Sondrio, il più bello della provincia. Qui siamo nel centro dei classici vigneti di Sassella, che si stendono attorno alla chiesa della Madonna, fin quasi a Sondrio; vigneti che sono un monumento della instancabile operosità del contadino valtellinese. Una moltitudine di ripiani artificialmente costrutti, e nei quali sono in bell'ordine disposti i filari delle viti, ricopromo i fianchi del monte fin dove può spingersi lo sguardo. Le nude rocce sporgenti ad intervalli rendono il quadro più variato e pittoresco, e rivelano quanto selvaggia doveva essere questa rovincia prima che il sudore e il lavoro d mille generazioni l'avesse mutata in ridente giardino. Più lungi, sullo stesso versante, l'antico monastero di S. Lorenzo, poi il castello Masegra sopra Sondrio, poi i ruderi del Castel Grumello..."


Il santuario della B. V. della Sassella

Sempre a ridosso dell’Adda, il sentiero corre ora sul margine settentrionale dei prati ai piedi dell’abitato di Albosaggia, così differente dagli altri per quella sua particolarissima disseminazione che ne fa un intarsio di nuclei armonicamente fusi con questo lembo particolarmente luminoso del versante orobico. Il nome stesso del paese è del tutto particolare, e deriva dal latino “Alpes agia”, cioè “monte sacro”. Don Giovanni Tuana ci offre questa sintetica descrizione: “La communità d'Albosagia al dirimpetto della terra di Sondrio è divisa in molte contrate nel monte tra castagne. Queste si chiamano Cantone. Paribelli, La Molta, Moia, Delini, Corrasale, Carbonera. La chiesa è parochiale dedicata a S. Catarina martire, quali farano il numero di 800 anime. Tutto il territorio è fertile di grano, fieno et castagne. Ha vino ancora nel piano, ma picciolo et apena maturo, salvo nelli anni caldissimi. Tutta la spiaggia è scogliosa, perciò in gran parte inutile. Il monte è ampio et ha lieti pascoli per estadeggiare il bestiame; tra quelli v'è una antichissima chiesa con torri et chiesa di S. Giosefo della fameglia de Paribelli, de quali sono usciti huomini eccellentissimi in lettere: ivi sono giardini amenissimi et ombregiati et infrescati nei gran caldi da un grosso rivo, qual ivi da presso scorrendo serve all’irrigationi delli terreni et per li molini. L'aria in tutta la communità è buona.


Il fiume Adda ad ovest di Sondrio

Passiamo accanto ad uno dei manufatti più belli del Sentiero Valtellina, un candido ponte a vela che lo raccorda alle piste ciclabili di Sondrio. Al km 20 (45 complessivo) siamo al ponte sul fiume Adda che raccorda Via Vanoni a Sondrio alla località Porto di Albosaggia, chiamata così perché nei secoli passati era attivo un prezioso traghetto che congiungeva due rami della strada di fondovalle della Valtellina. Siamo a Sondrio, il capoluogo di provincia dove termina questo secondo segmento del Sentiero Valtellina.


Fiume Adda presso il Porto di Albosaggia

CARTE DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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