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Quello del Sentiero Valtellina è un progetto che prevede la realizzazione di una pista ciclabile lungo il corso dell’Adda dell’intera media Valtellina, dalla piana di Ardenno a Tiràno. In buona parte questo progetto ha già trovato la sua realizzazione, ma ci sono ancora segmenti incompleti. Raccontiamo, qui, quella che potrebbe essere una rilassante biciclettata (o anche un impegnativo esercizio di jogging) da Sondrio a San Giacomo di Teglio, molto utile per cominciare a farsi la gamba, qualora si sia giù di allenamento, ma anche assai interessante per i suggestivi scorci sul fiume Adda che, in diversi punti, sorprendentemente regala.
Il punto di partenza, innanzitutto: si tratta di un bellissimo promontorio dal quale si gode di un’ottima visuale sul punto di confluenza del Mallero (màler) nell’Adda. Per raggiungerlo, dobbiamo portarci alla pista che corre, a sud di Sondrio, lungo l’intera riva settentrionale del fiume Adda (mentre sul lato opposto corre il Sentiero Valtellina, che da Albosaggia (il termine viene spesso ricondotto all’etico “alpes agia”, cioè “alpe sacra”; probabilmente, però, deriva da una gens romana, l’Albutia) scende fino a Fusìne), la pista di Castelletto dell’Adda.
Stacchiamoci, dunque, dalla tangenziale di Sondrio all’altezza dello svincolo per via Vanoni (il primo per chi provenga da Morbegno, l’ultimo per chi provenga da Tirano), e scendiamo ad intercettare il punto terminale della via, immediatamente a nord del ponte sull’Adda in località Porto di Albosaggia. Prendiamo, poi, la direzione verso Sondrio, cioè verso nord, ma stacchiamoci ben presto dalla via Vanoni, non appena troviamo, sulla sinistra, la prima deviazione, ad un incrocio semaforico che propone il segnale giallo intermittente. Si tratta della via Giuliani, che va percorsa fino a raggiungere largo Sindelfingen, a sud del centro commerciale della Piastra. Alla rotonda, non ci dirigiamo verso il centro (cioè verso nord), ma proseguiamo verso ovest, percorrendo via Gramsci, fino alla sua confluenza con via Torelli. Siamo all’estrema periferia sud-ovest di Sondrio, e possiamo lasciare qui l’automobile.
Saliti in bicicletta, prendiamo a sinistra, cioè in direzione opposta rispetto a quella della via Torelli, che punta invece a nord-est, percorrendo il lungomàllero fino ad intercettare via Mazzini. Noi dobbiamo passare sotto il cavalcavia della tangenziale e proseguire verso sud, fino ad intercettare la pista del Castelletto dell'Adda, nei pressi dell’argine dell’Adda. Prendendo a destra, dopo un breve tratto su un sentiero stretto ma ciclabile, raggiungiamo il suo punto terminale, il piccolo promontorio dal quale, guardando verso destra, possiamo vedere bene le acque del Màllero sfociare in quelle del fiume Adda.
Ora torniamo indietro: parte da qui la lunga traversata che ci condurrà, dopo aver percorso circa 16 km, a San Giacomo di Teglio. Nel primo tratto del percorso passiamo alle spalle di alcuni grandi silos, superiamo un ponticello e passiamo a destra del rudere della torre del Castelletto dell’Adda, antica fortificazione posta a difesa del lato meridionale di Sondrio, contro possibili assalti che venissero dal fiume Adda. Il fiume, infatti, costituì per secoli un’importantissima arteria di comunicazione nella media e bassa Valtellina: a testimonianza di ciò poco più ad est del Castelletto si trova la località Porto di Albosaggia, denominata così perché si poteva fruire qui di un servizio di traghetto (navèt) dall’una all’altra sponda. Proseguendo verso est, troviamo, sempre sulla destra, un’area di sosta attrezzata. La pista termina confluendo nella via Orobie, che corre quasi parallela alla tangenziale di Sondrio, più a sud.
Ad essa si può accedere anche direttamente dal ponte di Albosaggia: in questo caso, lasciata la tangenziale allo svincolo per via Vanoni, ci si deve dirigere verso il ponte, cioè verso sud, attraversandolo e prendendo a destra. Dopo un breve tratto, si trova, sulla destra, un lungo spiazzo, leggermente rialzato rispetto al Sentiero Valtellina Sondrio-Fusine: qui si può lasciare l’automobile, per poi tornare al ponte, riattraversarlo e cercare, sulla sinistra, il cancelletto, aperto, che introduce ad una breve stradina. Questa scende alla pista del Castelletto dell’Adda. Prendendo a destra, cioè verso est, raggiungiamo, dopo circa 1,7 km, la confluenza in via Orobie, mentre prendendo a sinistra ci dirigiamo verso il promontorio sul fiume Adda.
Abbiamo raggiungo, dunque, la via Orobie: dobbiamo, ora, percorrerla per circa 800 metri, fino al parcheggio della struttura attigua alle strutture dell’Elitellina. Qui dobbiamo prendere a destra, percorrendo un sentierino che raggiunge una pista sterrata nei pressi della riva settentrionale del fiume Adda. Percorrendo la pista verso sinistra, troviamo subito un’area di sosta, presso il grande ponte ad arco, riservato a biciclette e pedoni, che scavalca il fiume Adda e porta ad una pista sterrata che fiancheggia la riserva naturale del bosco dei Bordighi e porta alla frazione del Piano di Faedo Valtellino.
Noi, però, non dobbiamo passare sulla sponda opposta del fiume, ma, seguendo le indicazioni del Sentiero Valtellina, proseguire sulla striscia di cemento che si dirige al grande ponte sull’Adda che si trova presso la periferia orientale di Sondrio, e che viene utilizzato da coloro che, procedendo verso Tirano, poco prima del termine della tangenziale, escono sulla destra e si dirigono verso Busteggia (termine che deriva da “bustum”, arso, arido) e Piateda. La pista passa sotto il ponte, e ci permette di ammirare, sui suoi pilastri, simpatici dipinti del gruppo di Arte Libera di Sondrio. Proseguendo verso est, il Sentiero Valtellina, attraversato un ponticello, intercetta, in corrispondenza di una nuova area di sosta attrezzata, la strada che dalla ss. 38 conduce a Piateda, immediatamente a nord del ponte sull’Adda di Piateda.
Dobbiamo, ora, attraversare il ponte, sulla nostra destra, portandoci, così, a sud dell’Adda, che, da ora in poi, resterà, fino al ponte del Baghetto, sempre alla nostra sinistra. Sul lato opposto del ponte, troviamo subito l’indicazione della ripartenza, sulla nostra sinistra, della pista ciclabile, che attraversa un gruppo di case prima di riprendere il suo andamento tranquillo presso la riva meridionale dell’Adda. Al termine di questo nuovo tratto, ci troviamo a nord di Piateda, di fonte alla centrale della Falck. Dobbiamo, quindi, scavalcare, su un ponticello, il canale che corre, diritto, dalla centrale all’Adda, raggiungendo, poi, l’incrocio fra via Case d’Adda e via Fabbrica.
Troviamo, però, subito la nuova indicazione della pista ciclabile, che segnala il nuovo tratto, sempre vicino alla riva meridionale del fiume, fra Piateda e Streppona. Si tratta di un tratto assai godibile: abbiamo alla nostra sinistra il fiume, alla destra un’ampia fascia di prati e frutteti. Se vogliamo effettuare una sosta meditativa, possiamo scendere sulle rive dell’Adda, che in questo tratto comincia a piegare a sud, avvicinandosi al versante orobico, per la presenza, sul versante opposto, del grande conoide della Fiorenza. Per farlo, scendiamo, con un po’ di attenzione, l’argine, costituito da grandi blocchi di pietra. Sull’argine opposto alcune file di grandi alberi regalano un gioco di specchi altamente suggestivo. Lo scenario, tranquillo e un po’ malinconico, non mancherà di suggerire qualche interessante meditazione. Al termine di questo tratto la pista confluisce nella strada che congiunge Piateda a Boffetto, poco prima del ponte della Streppona, che resta alla nostra sinistra.
Di fronte a noi si trova il cartello dell’incrocio fra via Paleari e via Roma. Dobbiamo, ora, attraversare la strada principale ed imboccare via Paleari, rimane a sud dell’Adda e che, come avverte un cartello, è una strada a traffico promiscuo ciclo-pedonale. La strada passa a nord della contrada Valbona e, dopo una breve salita, ci porta alla contrada Paleari di Boffetto, presso l’antico e caratteristico ponte in pietra che scavalca il fiume Adda, che qui corre a ridosso del versante orobico. Non dobbiamo, però, attraversare il ponte, ma, lasciandolo alla nostra sinistra, rimanere a sud dell’Adda, seguendo l’indicazione per la pista ciclabile ed attraversando le case più orientali di Boffetto. Alla nostra sinistra possiamo vedere, così, l’antica chiesa di San Pietro Martire, mentre, sul lato opposto del fiume, si scorge la più grande chiesa parrocchiale di S. Caterina.
La strada prosegue raggiungendo la località di Carolo (m. 327), dove troviamo, sulla nostra destra, la cinquecentesca chiesetta di S. Rocco. Appena prima della chiesetta possiamo ammirare un bel lavatoio coperto, mentre, fra questo e la chiesetta, troviamo la partenza della mulattiera che sale a Sazzo, dove si trova il celebre santuario di S. Luigi. Oltrepassata la chiesetta, ecco, sulla nostra sinistra, una nuova area di sosta attrezzata. Poi la strada termina immediatamente a sud del ponte sull’Adda di Casacce (m. 352), cui scende una strada che si stacca dalla ss. 38 dello Stelvio che attraversa la frazione di Ponte in Valtellina per poi proseguire, salendo con diversi tornanti, alla volta di Sazzo, Fontaniva (o Arigna - termine che deriva da “lariana” e, quindi, da “larix”, cioè larice) e Briotti, sul versante occidentale della Valle d’Arigna.
Noi, però, non imbocchiamo questa strada (nonostante l’indicazione “Pista ciclabile”, che però non si riferisce al Sentiero Valtellina, ma all’ex decauville che da Briotti porta al Gaggio di Piateda, correndo ad una quota di poco superiore ai 1000 metri), né attraversiamo il ponte, ma ci immettiamo su una pista sterrata che prosegue, diritta, verso est e che parte in corrispondenza del lato meridionale del ponte. La pista è stretta fra il roccioso versante orobico, alla nostra destra, e la riva dell’Adda, che corre più in basso, alla nostra sinistra. Nel primo tratto propone una leggera salita, cui segue una discesa che ci porta ai prati di Arrisa. L’Adda si è allontanata dal versante orobico, ed ora corre ad una certa distanza dalla pista, che attraversa il torrente Arigna. Guardando verso sud, possiamo, qui, vedere molto bene l’aspra forra terminale della Valle d’Arigna, cuore selvaggio della catena orobica, chiuso dalla testata sulla quale si colloca la più alta vetta delle Orobie, il pizzo di Coca (m. 3038). Attraversato il torrente Arigna, ritroviamo il fondo in asfalto e passiamo in una tranquilla, fra poche baite ed una cappelletta, dove il tempo sembra essersi fermato.
La stradina, dopo una deviazione a destra che sale a Bruga (che ignoriamo), raggiunge la località Baghetto, dove si trova il ponte omonimo (m. 349), cui giunge, da nord, la strada che si stacca dalla ss. 38 all’altezza della stazione ferroviaria di Chiuro. Anche qui troviamo, sulla nostra destra, una strada che sale sul versante montuoso, questa volta sul fianco orientale della Valle d’Arigna, e conduce al cimitero di Castello dell'Acqua, poco sotto il centro. Davanti a noi, nei pressi del lato meridionale del ponte, riparte il Sentiero Valtellina, segnalato da un cartello. Tuttavia questo ultimo tratto, dopo un’area di sosta attrezzata, si interrompe ad ovest delle frazioni basse di Castello dell’Acqua, proprio sulla riva meridionale dell’Adda.
Dal suo punto terminale parte un sentierino, piuttosto sporco, che corre leggermente alto rispetto al fiume, e conduce ad una piana dove si fatica a trovare una pista fra la bassa vegetazione. Seguendola, giungiamo ad un ampio campo coltivato, sempre ad ovest della frazione Piana di Castello dell’Acqua. Passando a destra del campo ed a sinistra di un fosso, giungiamo, alla fine, ad una pista sterrata che ci porta alla frazione.
Ma questo percorso non è agevole, se dobbiamo portare con noi la mountain-bike, per cui è preferibile, al ponte del Baghetto, attraversarlo, portandoci a nord del fiume, per poi imboccare la pista sterrata che troviamo subito, a destra. Si tratta di una pista lunga circa 3 km, che corre non lontana dalla riva settentrionale dell’Adda, proponendo diversi bivi (scegliamo sempre quello di destra, senza allontanarci troppo dal fiume), per poi terminare alle case più occidentali di S. Giacomo di Teglio, dove, dopo un ultimo tratto asfaltato, possiamo raggiungere il passaggio a livello che precede la ss. 38 dello Stelvio. Ci troviamo qualche centinaio di metri più ad ovest del ponte di S. Giacomo, dove parte la strada che conduce a Carona ed a Castello dell’Acqua.
La lunga traversata può terminare qui ma, se non vogliamo tornare esattamente per la medesima via, possiamo raggiungere il ponte, varcarlo, proseguire fino al bivio Carona-Castello dell’Acqua, prendere a destra per Castello e salire fino al Centro del paese, a 664 metri. Poco prima del centro, all’altezza del cimitero, si stacca dalla strada che stiamo percorrendo, sulla destra, una strada che, attraversate diverse frazioni di Castello, scende al ponte del Baghetto: da qui possiamo tornare a Sondrio per il percorso già fatto.

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