La rivalità fra i due massimi simboli dlela forza
Toro ed orso: un’antichissima rivalità fra due simboli della potenza naturale. Una rivalità che è assurta al rango di metafora in una contesa che ha come teatro scenari ben diversi: nei giochi di borsa il toro è simbolo di chi punta al rialzo, l’orso di chi punta al ribasso. Il primo, infatti, scaraventa verso l’alto il nemico infilzato dalle sue corna, mentre il secondo lo sbatte violentemente a terra. Ma quando si scontrano fra di loro, la terra trema. E forse ne vien fuori anche qualche storia su cui meditare. Eccone una, che ha come scenario l’alpeggio della Piana, in Val del Livrio (val del liri), nel territorio comunale di Caiolo. Ci viene proposta, in termini dialettali e poetici, da Pietro Pizzini, nel numero di settembre 2007 del periodico “I regiùr de Valtellina”.
Non si può tradurre la poesie senza farne scempio: basti una rapida parafrasi. Un toro, stanco di vedere insidiate le bestie della sua razza, sfidò l’orso della Piazza a duello. La sfida ebbe come scenario i prati con muretti di forma rotonda all’alpe Piana, di fronte al Publino, in una notte di luna piena. Il toro, che da tempo meditava vendetta, caricò l’orso, il quale si drizzò sulle zampe posteriori per assestare una zampata. Non fu, però, abbastanza rapido, e si prese una tremenda cornata, che lo fece stramazzare a terra. Il toro, allora, caricò una seconda volta, per finirlo; stavolta, però, l’orso non si rizzò sulle zampe, ma lo schivò, facendolo rovinare contro un mucchio di sassi. La sfida ebbe dunque termine, con entrambi i contendenti ridotti a malpartito. Questa storia venne raccontata dal nonno casaro del Pizzini, che, a sua volta, l’aveva ascoltata da un vecchio che aveva una baita al Moncucco. Qualcuno potrebbe paragonare questa contesa alle beghe del giorno d’oggi, perché la gente continua a litigare ed a farsi la guerra. L’esito è sempre quello: fra vincitori e vinti, si allunga la fila di quelli che ne escono a malpartito, proprio come è accaduto al toro ed all’orso. Un’analoga storia si racconta in Val Rabbiosa, che si apre a monte di Fraciscio fino alle falde del pizzo Stella, nella Valle di San Giacomo. La leggiamo nell’incantevole volumetto di don Abramo Levi, “Spartiacque”, (L’Officina del Libro, Sondrio, 2004): |
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