Rifugio Tartaglione-Crispo

Il rifigio Tartaglione Crispo (m. 1842), immerso in una fresca pecceta sul fianco settentrionale della bassa Val Sissone, è meta di una facile e godibilissima passeggiata per chi si trovasse a soggiornare a Chiareggio. Per le informazioni sull'apertura ed i servizi è consultabile il sito www.tartaglionecrispo.com.

CHIAREGGIO - RIFUGIO TARTAGLIONE CRISPO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Chiareggio-Alpe Forbesina-Alpe Laresìn-Rifugio Tartaglione-Crispo
50 min.
240
T
SINTESI. Da Sondrio saliamo in Valmalenco, passiamo per Chiesa Valmalenco e proseguiamo sulla strada che porta a San Giuseppe e termina a Chiareggio. Qui giunti, attraversiamo il paesino, e lasciamo l'automobile nel parcheggio che si trova al suo termine (una pista scende verso sinistra, portando all'ampio slargo presso la rive del torrente Mallero), ed incamminarci sulla pista sterrata che attraversa il Pian del Lupo. Giunti al ponte sul Mallero, lo attraversiamo, ignoriamo le indicazioni, alla nostra destra, per il rifugio Del Grande-Camerini e proseguiamo diritti, sulla pista (direzione sud), fino alle baite dell'alpe Forbesina. La pista prosegue piegando leggermente a destra (direzione sud-sud-ovest, poi sud-ovest) e porta, in breve, all'alpe Laresìn (m. 1710). Qui dobbiamo prestare attenzione e lasciare le indicazioni della terza tappa dell'Alta Via della Valmalenco (triangoli gialli) per imboccare una deviazione, sulla destra, costituita da un tratturo che sale nella pecceta in direzione nord, per poi piegare bruscamente a sinistra (direzione sud-ovest ed ovest) e condurre alla radura del rifugio Tartaglione Crispo (m. 1842).

Chiareggio, in alta Valmalenco (m. 1612; cirècc, cirécc o ciarécc), è uno dei più famosi centri di villeggiatura estiva dell'intera Valtellina. In un documento del 1544 viene denominato “gieregio”; in una mappa del 1816 risultava costituito dalla chiesetta di S. Anna, dall’Osteria del Bosco, dal baitone di fronte alla chiesa e da sei piccole costruzioni lungo il Mallero. Lo si raggiunge in automobile salendo in Valmalenco fino a Chiesa Valmalenco, e proseguendo, all'uscita dal paese, verso sinistra (indicazioni per S. Giuseppe e Chiareggio). Attraversato il paesino, dobbiamo lasciare l'automobile nel parcheggio che si trova al suo termine (una pista scende verso sinistra, portando all'ampio slargo presso la rive del torrente Mallero), ed incamminarci sulla pista sterrata che attraversa il Pian del Lupo (cattiva trasposizione in italiano di cià lla lòp, o ciàn de la lòp, vale a dire il piano della loppa, o lolla, materiale di scarto derivato dalla cottura del ferro: niente a che fare con i lupi, dunque!), seguendo le indicazioni per i rifugi Tartaglione-Crispo e Del Grande-Camerini.


Val Sissone

Durante il cammino, potremo gustare lo scenario superbo della testata della Val Sissone (val de sisùm) con le cime di Chiareggio al centro, ed ai lati, un po' defilati, la parete nord del monte Disgrazia (a sinistra) ed il monte Sissone (còrgn de sisùm, chiamato anche piz sisùm e, dai contrabbandieri, “el catapìz”, a destra).
La pista conduce al torrente Màllero, che scende dalla valle del Muretto; un ponte ci permette di guadagnarne la riva opposta, e qui abbiamo la possibilità di scegliere due itinerari di accesso al rifugio Tartaglione-Crispo, che possono, ovviamente, essere combinate ad anello. La più utilizzata è quella che prosegue in direzione della soglia della Val Sissone e dell'alpe Laresìn. In tal caso, ignoriamo le indicazioni, alla nostra destra, per il rifugio Del Grande-Camerini e proseguiamo diritti, sulla pista (direzione sud), fino alle baite dell'alpe Forbesina (furbesèna). Siamo alle soglie della Val Sissone, paradiso dei cercatori di minerali, ma anche temibile per la forza delle acque del torrente omonimo, come ben sanno gli alpeggiatori che hanno visto le loro baite toccate da due tristemente memorabili alluvioni nel secolo scorso, quella del 1950 e quella più famosa del 1987. L'alpeggio è attestato già in un documento del 1544, che parla di "alpis et montium de forvexina", e su una mappa del 1816 figura costituito da 34 baite.
La pista prosegue piegando leggermente a destra (direzione sud-sud-ovest, poi sud-ovest) e porta, in breve, all'alpe Laresìn (laresìgn, m. 1710), che raggiungiamo dopo una mezzora circa di cammino. Qui dobbiamo prestare attenzione e lasciare le indicazioni della terza tappa dell'Alta Via della Valmalenco (triangoli gialli) per imboccare una deviazione, sulla destra, costituita da un tratturo che sale nella pecceta in direzione nord, per poi piegare bruscamente a sinistra (direzione sud-ovest ed ovest) e condurre alla radura del rifugio Tartaglione Crispo (m. 1842), che raggiungiamo dopo circa 50 minuti di cammino da Chiareggio.

La parete nord del Disgrazia vista dal sentiero per i rifugi Del Grande-Camerini e Tartaglione-Crispo. Foto di Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it
Monte Disgrazia dal sentiero per l'alpe Vazzeda

Vediamo, ora, la seconda via di accesso al rifugio. Torniamo al ponte sul torrente Mallero, e qui, invece di proseguire sulla pista, seguiamo i cartelli per il rifugio Del Grande-Camerini e la bocchetta del Forno ed imbocchiamo un sentiero che se ne stacca sulla destra. I due segnavia accostati, il triangolo giallo e la bandierina bianco-blu-bianca, indicano che, in questa parte, sul sentiero si sovrappongono il percorso dell'Alta Via della Valmalenco (terza tappa, da Chiareggio a Chiareggio passando per la val Sissone ed il rifugio Del Grande-Camerini) e quello per la bocchetta del Forno ed il ghiacciaio omonimo.
Il sentiero corre sul fianco montuoso e, dopo aver piegato a sinistra, intercetta, appena prima di un ponticello sul torrente che scende dall'alpe Vazzeda, il sentiero che, sulla nostra sinistra, giunge dal rifugio Tartaglione-Crispo (sentiero 325/1; un cartello lo dà a mezzora). Lasciamo, quindi, il sentiero per il rifugio Del Grande Camerini e prendiamo a sinistra, traversando nel bosco in direzione sud-est. In breve siamo ad un bibio, al quale prendiamo a sinistra (direzione sud-est), perdendo qualche decina di metri di quota, fino ad intercettare il già citato tratturo che dall'alpe Laresìn sale al rifugio Tartaglione-Crispo, in corrispondenza della svolta citata. In breve, siamo quindi al rifugio. Anche in questo caso il tempo necessario è di una cinquantina di minuti.


Monte Disgrazia dal rifugio Del Grande-Camerini

RIFUGIO TARTAGLIONE-CRISPO - RIFUGIO DEL GRANDE CAMERINI - RIFUGIO TARTAGLIONE-CRISPO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Rif. Tartaglione-Crispo-Alpe Laresìn-Val Sissone-Passo della Corna di Sissone di Dentro-Rifugio Del Grande-Camerini-Alpi Vazzeda superiore ed inferiore-Rif. Tartaglione-Crispo
7 h
1020
EE
SINTESI. Dal rifugio Tartaglione-Crispo (m. 1842) scendiamo all'alpe Laresìn (m. 1710) e prendiamo a destra, seguendo i triangoli gialli del'Alta Via della Valmalenco. Ignorata anche la deviazione che sale a destra nel bosco alla volta dell'alpe Sissone (sisùm de fò), proseguiamo verso sud-ovest, su un sentiero spesso faticoso perché disseminato di massi, che si addentra nella valle, lasciandosi alle spalle gli ultimi radi larici. Passiamo a valle di una pronunciata gola rocciosa, ben visibile alla nostra destra. ad un certo punto il tracciato devia a destra e risale il fianco della valle, seguendo una traccia molto incerta fra magri pascoli. Raggiungiamo così un piccolo pianoro e ci troviamo di fronte ad una cascata di portata limitata ma dal salto considerevole. Attraversato il torrentello, riprendiamo la salita, che si fa più ripida. Ora la traccia piega a destra, descrivendo un ampio arco, salendo gradualmente e superando un grosso e caratteristico masso biancastro. Procediamo ora in direzione nord-ovest. Oltrepassati alcuni valloncelli, puntiamo in direzione del crinale roccioso che scende dal fianco sud-orientale della cima di Vazzeda. Il sentiero raggiunge una ben visibile spaccatura nella roccia: si tratta del Passo della Corna di Sissone di dentro (m. 2438), che permette di passare dall'alpe Sissone di dentro all'alpe Sissone. La discesa all'alpe è facile e sfrutta, nel primo tratto, un bel sentiero scalinato. Segue una nuova traversata sostanzialmente pianeggiante, finché giungiamo al punto (m. 2290) in cui l'Alta Via intercetta il sentiero che sale direttamente dall'alpe Laresin all'alpe Sissone (segnavia rosso-bianco-rossi). Ora il sentiero piega a sinistra (nord-nord-ovest e nord), salendo ripido alla costiera ("i curnèli") che separa l'alpe Sissone dall'ampio terrazzo che si trova sotto la piccola vedretta di Vazzeda. Raggiunta la base del crinale roccioso, dobbiamo superarlo con qualche semplice passo di arrampicata (tratto attrezzato al buchelìgn). Dopo un'ultima breve salita siamo quindi al rifugio Del Grande-Camerini (m. 2580). Seguendo le indicazioni poste su un grande masso poco sotto il rifugio, seguiamo nel primo tratto la direzione che punta direttamente al fondovalle (est-nord-est), per poi piegare a sinistra (nord), iniziando una lunga diagonale che, superati alcuni valloncelli, conduce al limite superiore di un bel bosco di larici, dove il sentiero piega a destra (est). L'ulteriore discesa nel bosco (est-sud-est) ci permette di raggiunge il limite superiore dell'alpe Vazzeda superiore, dove ci raggiunge da sinistra il sentiero che scende dalla sella del Forno (segnavia bianco-azzurri). Attraversata l'alpe e raggiunto il suo limite inferiore, scendiamo attraverso un largo corridoio, in direzione (sud-est) dell'alpe Vazzeda inferiore. Attraversata anche quest'alpe, riprendiamo il sentiero che, nel suo limite inferiore, riparte tagliando decisamente a destra e raggiungendo in breve un torrentello, superato il quale troviamo ad un bivio segnalato. Prendendo a destra torniamo al rifugio Tartaglione-Crispo dopo una facile traversata nel bosco.

Il rifugio è ottima base d'appoggio per chi volesse percorrere la terza tappa dell'Alta Via della Valmalenco, che si addentra in Val Sissone, traversa al rifugio Del Grande-Camerini, scende agli alpeggi di Vazzeda superiore ed inferiore e torna al ponte sul Mallero. Vediamo come procedere.
Scendiamo dal rifugio all'alpe Laresìn e prendiamo a destra, seguendo i triangoli gialli del'Alta Via della Valmalenco. Ignorata anche la deviazione che sale a destra nel bosco alla volta dell'alpe Sissone (sisùm de fò), proseguiamo su un terreno spesso faticoso perché disseminato di massi, si addentra nella valle, lasciandosi alle spalle gli ultimi radi larici. Superiamo così una pronunciata gola rocciosa, ben visibile alla nostra destra.
Diritte davanti ai nostri occhi sono invece facilmente riconoscibili le tre cime di Chiareggio, e precisamente, da sinistra, la cima meridionale (m. 3093, immediatamente a destra del passo di Mello (buchèl de san martìn - o martìgn -), fra val Sissone e val Cameraccio), la cima centrale (m. 3107) e la cima settentrionale (m. 3203). Quest'ultima, conosciuta anche come punta Baroni, non è soltanto la più elevata, ma anche senz'altro la più elegante, con il suo vertice conico dalle forme possenti ed armoniose e con il singolare e pronunciato spigolo orientale. La cima è dedicata alla memoria della guida alpina bergamasca Antonio Baroni, che proprio su queste montagne, alla fine dell'ottocento, ebbe modo di dimostrare tutto il suo valore.
Ma non distraiamoci: non dobbiamo, infatti, perdere d'occhio i segnavia, perché ad un certo punto il tracciato devia a destra e risale il fianco della valle, seguendo una traccia molto incerta fra magri pascoli. Raggiungiamo così un piccolo pianoro e ci troviamo di fronte ad una cascata di portata limitata ma dal salto considerevole. Attraversato il torrentello, riprendiamo la salita, che si fa sempre più ripida, mettendo a dura prova muscoli e polmoni. Guadagnato un secondo ripiano (o meglio, il più dolce declivio terminale del fianco della valle), ci troviamo di fronte ad uno spettacolo che ci ripaga ampiamente della fatica: le cime di Rosso (m. 3366, a sinistra nella foto sopra) e di Vazzeda (m. 3301) chiudono, con la loro muraglia rocciosa, il lato nord-occidentale della valle. Si tratta di cime che si pongono sul limite orientale del gruppo Masino-Bregaglia. Il colore più chiaro della cima di Vazzeda è dovuto alla sua situazione singolare per cui (caso unico nel gruppo montuoso) alle rocce granitiche si sono sovrapposte rocce sedimentarie. Non è questo, peraltro, l'unico motivo di interesse mineralogico della val Sissone, che è una sorta di Eldorado per gli appassionati di mineralogia, che hanno potuto trovarvi, in decenni di ricerche fra la massa sterminata dei sassi, reperti mineralogici rari e pregiati. Se poi volgiamo lo sguardo a sinistra, vediamo che a nord-ovest della punta Baroni è apparso allo sguardo il monte Sissone (corgn de sisùm, chiamato anche piz sisùm e, dai contrabbandieri, “el catapìz”, m. 3330), dietro un lungo crinale morenico che ricorda quello della valle di Preda Rossa.
Ma lo spettacolo destinato ad imprimersi con maggior forza nella memoria è senza dubbio quello che ci riserva il fianco meridionale della valle, dove si dispiega di fronte ai nostri occhi i tormentato e selvaggio scenario della vedretta settentrionale del monte Disgrazia (m. 3678: védrècia de la desgràcia, o vedrèscia de la desgràcia), segnata da grandi seracchi e crepacci. Quando i primi alpinisti inglesi vennero per conquistare la montagna da questo lato, si sentirono dire, dalla gente del posto, dopo la caduta fragorosa di qualche seracco a valle: desgiàscia, cioè si scioglie; questa è la più probabile spiegazione dell'origine del nome del monte, visto che la storia della sua conquista non è segnata da particolari eventi luttuosi.
Ma è tempo di riprendere il cammino: ora la traccia piega a destra, salendo gradualmente e superando un grosso e caratteristico masso biancastro.
Oltrepassati alcuni valloncelli, puntiamo in direzione del crinale roccioso che scende dal fianco sud-orientale della cima di Vazzeda. Il sentiero raggiunge una ben visibile spaccatura nella roccia: si tratta del Passo della Corna di Sissone di dentro (m. 2438), che permette di passare dall'alpe Sissone di dentro all'alpe Sissone. Attraverso lo stretto intaglio della porta possiamo intravedere alcune delle grandi cime della testata della Valmalenco, e precisamente il Sasso d’Entova (sasa d’éntua, m. 3329), il pizzo Malenco (m. 3438) ed il pizzo delle Tre Mogge (piz di tremögi, m. 3441; le tre vette, nel loro insieme, erano chiamate, localmente, “tremögi”; la denominazione distinta deriva da un interesse alpinistico). Lo sguardo si apre quindi all'ampio circo terminale dell'alpe Sissone, dominato ancora, a sinistra, dalla cima di Vazzeda.
La discesa all'alpe è facile e sfrutta, nel primo tratto, un bel sentiero scalinato. Poi ci tocca una nuova traversata sostanzialmente pianeggiante, finché giungiamo al punto (m. 2290) in cui l'alta via intercetta il sentiero che sale direttamente dall'alpe Laresin all'alpe Sissone (segnavia rosso-bianco-rossi). Ora il sentiero piega a sinistra, salendo ripido alla costiera ("i curnèli") che separa l'alpe Sissone dall'ampio terrazzo che si trova sotto la piccola vedretta di Vazzeda. Raggiunta la base del crinale roccioso, dobbiamo superarlo con qualche semplice passo di arrampicata.
L'ultimo passaggio (chiamato "buchèlìgn" o bocchetta del Piattè di Vazzeda) richiede per la verità molta cautela e concentrazione, soprattutto se la roccia è bagnata: per fortuna è stato recentemente attrezzato con corde fisse. Sormontate le roccette del crinale, appare a sinistra la bandiera italiana, che preannuncia la presenza di un rifugio. Dobbiamo risalire per qualche decina di metri prima di raggiungerlo: si tratta del rifugio Del Grande-Camerini (m. 2580), che, lasciato per diverso tempo in condizioni di abbandono, è stato di recente riaperto, grazie all'iniziativa del CAI di Sovico (www.caisovico.it; tel.: 0342 556010).
Dal rifugio si domina l'alta Valmalenco, da San Giuseppe (san giüsèf o giüsèp) a Chiareggio. Lo sguardo, a sinistra, è attirato dalla bella piramide del monte del Forno (m. 3214), alla cui sinistra è collocata la sella del Forno (m. 2775; “buchèl bas”, in passato, “la buchèta”, “buchèta del fùren” o “buchèta del fórn”, più recentemente), che permette di scendere, sul versante svizzero, alla Vedretta del Forno, raggiungendo, in breve, il rifugio del Forno, del Club Alpino Svizzero.
L'ultimo tratto di questa terza tappa è interamente in discesa: seguendo infatti le indicazioni poste su un grande masso poco sotto il rifugio, seguiamo nel primo tratto la direzione che punta direttamente al fondovalle, per poi piegare a sinistra e, ignorata la deviazione a destra che scende direttamente al rifugio Tartaglione-Crispo (segnavia bianco-rossi; attenzione a seguirli per non perdersi nel bosco), iniziare una lunga diagonale che, superati alcuni valloncelli, conduce al limite superiore di un bel bosco di larici, dove il sentiero piega a destra (est). L'ulteriore discesa nel bosco ci permette di raggiunge il limite superiore dell'alpe Vazzeda superiore (alp vazzéda òlta, m. 2033, con dieci baite - erano 14 nel 1816), dove al sentiero dell'alta via si congiunge quello che scende dalla sella del Forno (segnavia bianco-azzurri). Attraversata l'alpe e raggiunto il suo limite inferiore, scendiamo attraverso un largo corridoio, in direzione all'alpe Vazzeda inferiore (alp vazzéda bàsa, la più grande dell'alta Valmalenco - nel 1816 aveva 26 baite, 36 con l'alpe superiore - m. 1832).
Attraversata anche quest'alpe, riprendiamo il sentiero che, nel suo limite inferiore, riparte tagliando decisamente a destra e raggiungendo in breve un torrentello, superato il quale su un ponticello ci troviamo ad un bivio. Proseguendo a destra possiamo tornare al rifugio Tartaglione-Crispo, dopo circa 7 ore di cammino; il dislivello effettivamente superato in salita è di poco più di 1000 metri.


Pian del Lupo

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - elaborata su un particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

GALLERIA DI IMMAGINI

TRAVERSATA DELLA III TAPPA DELL'ALTA VIA DELLA VALMALENCO

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