ALTRI PERCORSI IN VAL MASINO - CARTA DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI


Apri qui una panoramica sull'imbocco della Val di Mello dalla pista pedonale San Martino-Bagni di Masino

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
San Martino-Pista pedonale-Bagni di Masino-Pista pedonale-San Martino
2 h
250
T
San Martino-Pista pedonale-Bagni di Masino-Casera Porcellizzo-Brasco-Pista pedonale-San Martino
4 h
600
EE
Lasciamo la ss 38 dello Stelvio appena prima di Ardenno (per chi proviene da Milano), imboccando, sulla sinistra, la strada provinciale 9 di Val Masino. Attraversata la frazione Masino, cominciamo a salire lungo la valle, raggiungendo il centro amministrativo di Cataeggio. Superata la contigua frazione di Filorera, ci affacciamo alla grande piana di Preda, passiamo appena a destra della celebre Preda di Remenno e raggiungiamo San Martino (m. 923), alle soglie della Val di Mello. Parcheggiata qui l’automobile, ci incamminiamo seguendo la strada provinciale salendo verso sinistra. Dopo un tornante dx, al successivo sx lasciamo la carrozzabile prendendo a destra e percorrendo il primo tratto della carrozzabile che si inoltra in Val di Mello, fino a trovare sul suo lato sinistro il cartello che segnala la partenza della pista pedonale per i Bagni di Masino. La imbocchiamo e dopo una brevissima salita procediamo in falsopiano, verso sud-ovest e poi ovest. Passiamo così alti sopra il paese di San Martino fino a terminare alla piana della Bregolana. Dobbiamo ora per un buon tratto proseguire sulla carrozzabile (provinciale n. 9), che propone quattro serie di tornanti dx-sx. Seguendo un sentiero che intercetta in diversi punti la strada possiamo abbreviare la salita. Dopo il quarto tornante sx ci avviciniamo al ponte sul torrente Masino che, salendo, abbiamo sempre tenuto alla nostra sinistra. Poco prima del ponte troviamo un cartello che segnala la ripartenza della pista pedonale per i Bagni di Masino. Lasciamo quindi la strada e proseguiamo nella salita sulla pista con fondo in erba, verso nord-ovest, fino al complesso degli edifici dei Bagni di Masino (m. 1172). Proseguiamo lungo il sentiero che parte nei pressi dell’edificio dei Bagni di Masino, passando a sinistra di un ampio prato, imbocchiamo la deviazione a destra, segnalata, per la Gianetti, attraversiamo il prato (croce) e saliamo sulla bella mulattiera che dopo diversi tornanti porta alla Corte Vecchia (m. 1405). Qui dobbiamo lasciare il sentiero per la capanna Gianetti, cercando, sulla destra, appena dopo le baite, l’indicazione, su un grande masso, del Sentiero Life (targa gialla). Troviamo così la partenza sul limite della pineta a monte delle baite, seguendo i segnavia bianco-rossi. Per un buon tratto il sentiero guadagna quota, attraversando anche una seconda radura per buona parte occupata dai “lavazz”. Qui i segnavia sono tracciati su una serie di paletti infissi nel terreno, che tagliano in diagonale la radura. Rientrati nella pineta, proseguiamo nella salita, fino alla radura ad una quota di poco inferiore ai 1500 metri. Poi il sentiero assume un andamento pianeggiante, con qualche saliscendi, e supera un primo selvaggio vallone ed una breve fascia di grandi massi che rende un po’ difficoltoso il transito. In un tratto successivo la traccia si fa piuttosto stretta e richiede un po’ di attenzione (non perdiamo mai i segnavia). Ai tratti nel bosco si alternano alcuni tratti allo scoperto, e si comincia a scendere. I tratti in discesa si alternano ad alcuni saliscendi, finché raggiungiamo i prati dell’alpe Brasco (m. 1386). Rientriamo nel bosco e, dopo un lungo tratto, raggiungiamo un secondo e più ampio vallone, al cui centro, sotto massi enormi, troviamo un rudimentale ricovero. Rientrati nel bosco, perdiamo gradualmente quota per un buon tratto, finché l’andamento del sentiero muta, quasi repentinamente: inizia una discesa più ripida, che porta, alla fine, alla pista che abbiamo percorso salendo. Percorriamo la pista verso sinistra, fino ad intercettare la strada della Val di Mello, per la quale ridiscendiamo comodamente a San Martino (m. 923).


Apri qui una panoramica sul gruppo del Cavalcorto dalla pista pedonale San Martino-Bregolana

La Valle dei Bagni di Masino rappresenta la parte terminale della Val Masino. Nella valle confluiscono infatti le acque dei tre circhi terminali della Merdarola, del Ligoncio-Oro e del Porcellizzo. Si tratta di una valle di particolarissimo pregio naturalistico, soprattutto per la presenza della famosa foresta dei Bagni, che si è conservata ancora in gran parte intatta. Qui si coglie appieno il volto caratteristico della Val Masino, perché il fondovalle resta ad una quota relativamente bassa ed è circondato da impressionanti verticali muraglie di granito, incombenti nel loro fascino scorbutico e selvaggio. Nelle mezze stagioni ed ancor più in inverno sono poche le ore di luce: le ombre trattengono la valle nella loro fredda magia, mentre solo le cime più alte della Valle dell’Oro splendono di inaccessibile bellezza. Un’idea per una tranquilla passeggiata (che può trasformarsi in escursione di un certo impegno) è quella di salire da San Martino ai Bagni di Masino seguendo i due tronconi della pista pedonale, l’antica via di accesso che nella parte mediana è stata cancellata dalla strada provinciale 9 di Val Masino. Possiamo poi tornare per la medesima via oppure traversare sul sentiero alto che passa per la deserta alpe Brasco (in questo caso bisogna stare molto attenti a non perdere la traccia).

Lasciamo dunque la ss 38 dello Stelvio appena prima di Ardenno (per chi proviene da Milano), imboccando, sulla sinistra, la strada provinciale 9 di Val Masino. Attraversata la frazione Masino, cominciamo a salire lungo la valle, raggiungendo il centro amministrativo di Cataeggio. Superata la contigua frazione di Filorera, ci affacciamo alla grande piana di Preda, passiamo appena a destra della celebre Preda di Remenno e raggiungiamo San Martino (m. 923), alle soglie della Val di Mello.


La cima del Cavalcorto (a destra) dalla pista San Martino-Bregolana

Parcheggiata qui l’automobile, ci incamminiamo seguendo la strada provinciale salendo verso sinistra. Dopo un tornante dx, al successivo sx lasciamo la carrozzabile prendendo a destra e percorrendo il primo tratto della carrozzabile che si inoltra in Val di Mello, fino a trovare sul suo lato sinistro il cartello che segnala la partenza della pista pedonale per i Bagni di Masino. La imbocchiamo e dopo una brevissima salita procediamo in falsopiano, verso sud-ovest e poi ovest. Passiamo così alti sopra il paese di San Martino, procedendo nel primo tratto in una selva, poi in terreno erboso, sulla pista con fondo in erba. Alla nostra destra svetta superba la cima del Cavalcorto (scioma do cavalcürt), una delle immagini più classiche della Val Masino. A lato ed in primo piano fa la sua bella figura anche il pizzo Minghino (merghìn), con la sua ripida verticale parete occidentale.


Valle della Merdarola e Valle dell'Oro dalla pista San Martino-Bregolana

Sul lato destro notiamo, su un masso, la targa gialla del Sentiero LIFE delle alpi Retiche, che segnala la partenza di un sentiero che sale deciso guadagnando quota e poi traversando all’alpe Brasco. Lo potremo seguire al ritorno. Proseguiamo sulla pista mentre appare davanti a noi lo scenario della Valle dei Bagni, che si annuncia con la Valle della Merdarola, a sinistra, ed un po’ più lontana la Valle dell’Oro. A separarle la verticale punta di Medaccio. La valle dell’Oro, invece, mostra la larga sella del passo Ligoncio e, alla sua sinistra, la punta della Sfinge ed il pizzo Ligoncio (m. 3032), la più alta cima della valle. Ma ciò che forse maggiormente colpisce è l’immane e scura parete di granito che alla nostra sinistra incombe sul fondovalle.
Al termine della traversata ci ritroviamo alla piana della Bregolana, dove la pista termina. Dobbiamo ora per un buon tratto proseguire sulla carrozzabile (provinciale n. 9), che propone quattro serie di tornanti dx-sx. Seguendo un sentiero che intercetta in diversi punti la strada possiamo abbreviare la salita. Dopo il quarto tornante sx ci avviciniamo al ponte sul torrente Masino che, salendo, abbiamo sempre tenuto alla nostra sinistra. Poco prima del ponte troviamo un cartello che segnala la ripartenza della pista pedonale per i Bagni di Masino.


Gruppo del Cavalcorto e del pizzo Minghino dalla pista pedonale per i Bagni di Masino

Lasciamo quindi la strada e proseguiamo nella salita sulla pista con fondo in erba, verso nord-ovest. Seguiamo ora la più antica carrozzabile di valle, tracciata fra il 1842 ed il 1847, nel periodo della dominazione austro-ungarica. Partiva dal fondovalle, staccandosi dalla “strada regia” della Valtellina e risaliva l’intera valle, passando per Cataeggio e raggiungendo San Martino. Di qui proseguiva fino ai Bagni di Masino. La carreggiata, poco ampia, consentiva solo il passaggio di carri con mercanzie e carrozze di medie dimensioni. Il fondo, poi, venne progressivamente deteriorandosi, per cui la salita ai Bagni rappresentava spesso un’esperienza poco entusiasmante, come prova la testimonianza dell’alpinista Kennedy che, nel 1862, accompagnato da Stephen, Anderegg e Cox, conquistò il monte Disgrazia, il “picco glorioso”. Quell’anno salì ai Bagni, annotando quanto segue: “I cavalli andavano necessariamente al passo; tuttavia la cavalcata non era senza pericoli… La strada era molto stretta, il pendio sulla nostra sinistra a picco e la nostra sola protezione una pietra di tanto in tanto sul bordo.” Solo nel primo decennio del Novecento il fondo venne rifatto e la larghezza portata a 5 metri. Nel secondo dopoguerra e nel 1970 la strada venne rammodernata ed adattata al transito dei veicoli a motore. In parte seguì un nuovo tracciato, e ciò consentì la conservazione di tratti di quello storico.
Camminiamo in uno splendido bosco di faggi ed abeti e, dopo qualche tornante, terminiamo la salita ad una casa che precede il complesso degli edifici dei Bagni di Masino (m. 1172).


Apri qui un colpo d'occhio sul monte Disgrazia dalla strada provinciale 9 per i Bagni di Masino

Alla nostra destra troviamo l’antico edificio dei Bagni (i bàgn véc'), costruito nel 1832 a partire da un preesistente nucleo in legno che risale al secolo XVII, quando si sentì la necessità di offrire un ricovero confortevole alle numerose dame che raggiungevano l’allora isolata e remota valle per avvalersi delle proprietà curative delle acque termali. A queste ultime, infatti, non ai paesaggi alpini è legata la fama storica della valle: l’interesse alpinistico per le cime del gruppo del Màsino è assai recente (data dagli anni Sessanta dell’Ottocento), mentre fin dall’antichità questi luoghi accoglievano visitatori che potevano permettersi il costo del viaggio e desideravano curare affezioni dell’apparato respiratorio o gastro-intestinale con l’acqua termale, che sgorga da una fonte alle spalle dei Bagni vecchi ad una temperatura costante di 38 gradi (e che aveva fama di curare anche i problemi di sterilità femminile). Il nuovo Hotel dei Bagni (l’albergo nöf dei bagn), unito al vecchio edificio da una passerella di legno sopraelevata, risale invece al 1883.


Pista pedonale per i Bagni di Masino

Si tratta infatti di una località che unisce al grande valore naturalistico e paesistico, un notevole interesse storico: la sua sorgente di acque termali, che sgorgano alla temperatura costante di 38 gradi, era conosciuta fin dall’antichità, e conservò, nei secoli successivi, una notevole fama. Si riteneva, infatti, che tali acque avessero notevolissimi poteri terapeutici, soprattutto contro le malattie reumatiche, intestinali ed uterine. Questi luoghi furono, perciò, denominati anche “Bagni delle Signore”, in quanto molte nobildonne si sobbarcavano viaggi anche lunghi e faticosi per cercare qui il rimedio che potesse curare la loro sterilità. Oggi quest’atmosfera romantica e un po’ surreale non esiste più: nella piena stagione quel che ci accoglie, salendo, dopo l’ultimo tornante, è una fitta teoria di automobili. Ci conviene, quindi, pagare la tariffa che consente di superare il varcare il punt dai bàgn e parcheggiare il nostro mezzo nell’ampio piazzale compreso fra il vecchio (bàgn véc) ed il nuovo edificio dei Bagni (albergo nöf dei bagn), piazzale cui si accede dopo aver superato uno stretto ponte sul torrente Masino (èl fiöm, chiamato qui fiöm dai bàgn).

I Bagni di Masino

Ammirate le imponenti conifere che regalano ombra preziosa al piazzale, e magari sorseggiata un po' della celebre acqua termale (confortati dalla scritta che campeggia sopra la fontanella alle spalle dell'edificio dei Bagni Vecchi: "l'egro che giunge a questa linfa e beve gioia salute vigor ognor riceve"), dobbiamo scegliere se ridiscendere tranquillamente per la medesima via di salita oppure per il più avventuroso sentiero alto che passa per l'alpe Brasco. In questo secondo caso dobbiamo prestare molta attenzione ai segnavia, per evitare di perdere il sentiero.
incamminiamoci dunque verso nord-ovest, lungo il sentiero che però, prima di un ponticello sul torrente, dobbiamo ben presto abbandonare: dopo aver visto, su un enorme abete, una vecchia indicazione per i rifugi Omio e Gianetti (il primo è dato ad una quota di 2003 metri, sottostimata di un centinaio di metri), un cartello, infatti, segnala chiaramente che la prosecuzione del sentiero ci porta sull’itinerario per il rifugio Omio, mentre per la capanna Gianetti (data a 3 ore e 30 minuti; sentiero 21) dobbiamo deviare a destra ed attraversare un prato (il "cròt", sul cui limite è posta una croce con la targa: "rendimi sempre più degno dei nostri morti"), fino a trovare la partenza di una bella mulattiera. Prima di entrare nel bosco, gettiamo uno sguardo in alto: a destra il monte Boris appare come una torre slanciata e superba (illusioni della prospettiva: più in alto vedremo che non è che la parte terminale e più bassa della costiera del Barbacan), mentre a sinistra alcune cime della Val Ligoncio (il pizzo della Vedretta, il pizzo Ligoncio e la Sfinge) la coronano con elegante armonia di forme.


Apri qui una panoramica sulla Valle dell'Oro ed il monte Boris dalla piana dei Bagni di Masino

Nel primo tratto, in un bosco di faggi, abeti e rare betulle, il fondo appare davvero elegante, lastricato com’è da grandi blocchi di granito, tale, quindi, da giustificare la denominazione di "strèda dè porscelèc'; ben presto, però, si fa più irregolare. Dopo la prima sequenza dx-sx-dx-sx, la mulattiera attraversa una placca rocciosa, dalla quale cola quasi sempre acqua (attenzione a non scivolare); seguono otto sequenze dx-sx, prima di uscire alla radura della Corte Vecchia ("préma casèra de porscelécc", m. 1405, dove troviamo la casera ed una seconda baita). Qui, anche in conseguenza dello spostamento d’aria prodotto da una rovinosa frana scesa nel 1977 dalla val Ligoncio, la fresca protezione delle piante termina, e per il rimanente percorso il sole (se la giornata è bella) accompagna, come presenza ingombrante, nei mesi più caldi, i nostri passi. Interessante il panorama, che propone vecchie e nuove conoscenze. Alla nostra sinistra (ovest) si allarga la veduta della Val Ligoncio, che mostra tutte le sue cime, dal monte Spluga (o cima del Calvo) al pizzo dell'Oro meridionale (immediatamente a destra della Sfinge e del passo Ligoncio); a nord-ovest di nuovo il monte Boris, che rinnova il trucco con il quale si mostra picco fiero e slanciato, e poi le prime cime della testata della Val Porcellizzo, dalle cime dell'Averta al pizzo Porcellizzo, fino a raggiungere, a nord, una celebrità di prima grandezza, il pizzo Badile, bello sempre, senza trucchi, da qualunque prospettiva lo si guardi, ma ancora timido ed occhieggiante, visto da qui.

Qui dobbiamo lasciare il sentiero per i Bagni, cercando, sulla sinistra, appena prima delle baite, l’indicazione, su un grande masso, del Sentiero Life (targa gialla). Il sentiero che andiamo ad imboccare è l’antica via di collegamento fra la bassa Val Porcellizzo e la bassa Val di Mello ("val da mèl"). Se ne trova la partenza sul limite della pineta a monte delle baite, seguendo i segnavia bianco-rossi. Per un buon tratto il sentiero guadagna quota, attraversando anche una seconda radura per buona parte occupata dai “lavazz”.


Apri qui una panoramica sulle Valli della Merdarola e dell'Oro viste dal Brasco

Qui i segnavia sono tracciati su una serie di paletti infissi nel terreno, che tagliano in diagonale la radura. Rientrati nella pineta, una delle più ampie della valle, proseguiamo nella salita, fino ad una stupenda radura, ad una quota di poco inferiore ai 1500 metri. Alle spalle degli alberi, verso nord-est, si mostrano le imponenti torri che segnano la parte terminale della costiera del Cavalcorto. Poi il sentiero sale ancora, fino ad una quota di circa 1580 metri, superando quindi una sorta di porta fra gli alberi (dalla quale si intravvede la muraglia verticale della cima di Scingino - scengìn -), oltre la quale assume un andamento pianeggiante, con qualche sali-scendi, e supera un primo selvaggio vallone ed una breve fascia di grandi massi che rende un po’ difficoltoso il transito. In un tratto successivo la traccia si fa piuttosto stretta e richiede un po’ di attenzione.
Ai tratti nel bosco si alternano alcuni tratti allo scoperto, e si comincia a scendere. I tratti in discesa si alternano ad alcuni saliscendi, finché raggiungiamo i prati dell’alpe Brasco ("èl bràsch", termine che forse deriva dalla radice lombarda "brasch", "bruciato", da cui anche "braschée", caldarroste; m. 1386), posta, più o meno, a metà della traversata. Si tratta di un maggengo che in passato veniva utilizzato dalle tre famiglie Baröla, Cota e Fiorelli, di S. Martino. Dai ruderi delle poche baite si gode di un ottimo panorama, che abbraccia, a sud, l’intera Valle della Merdarola ("val da merdaröla"), e a sud-ovest uno spaccato delle valli Ligoncio e dell’Oro, dal pizzo della Vedretta ai pizzi dell’Oro. A sinistra appare appena uno scorcio della Val di Mello, con la cima del Monte Disgrazia ("desgràzia").


Rudere all'alpe Brasco

L’alpeggio è dominato, a nord, dall’affilata cima del Cavalcorto (cavalcùrt, m. 2763), affiancato, s nistra, dal caratteristico cannone del Cavalcorto, cime che rappresentano una sorta di apoteosi visiva della verticalità, ed uno dei simboli più rappresentativi delle montagne di Val Masino. Rientriamo nel bosco, costituito, qui, da pioppi, faggi e betulle, e, dopo un lungo tratto, raggiungiamo un secondo e più ampio vallone, al cui centro, sotto massi enormi, troviamo un rudimentale ricovero. E'ancora la cima del Cavalcorto a dominare, in alto, anche se un po' più defilata, come un perentorio indice di granito puntato direttamente al cielo.
Rientrati nel bosco, perdiamo gradualmente quota per un buon tratto, finché l’andamento del sentiero muta, quasi repentinamente: inizia una discesa più ripida, che porta, alla fine, alla medesima pista che abbiamo utilizzato salendo. Percorriamo la pista verso sinistra, fino ad intercettare la strada della Val di Mello, per la quale ridiscendiamo comodamente a San Martino.


Pista pedonale Val di Mello-Bregolana

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

GALLERIA DI IMMAGINI

Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)


1. Novate-Brasca 2. Brasca-Gianetti 2bis. Omio-Gianetti 3. Gianetti-Allievi 4. Allievi-Ponti 5. Ponti-Chiesa Valmalenco

GALLERIA DI IMMAGINI

CARTA DEL TERRITORIO COMUNALE sulla base della Swisstopo (CNS), che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri).
Apri qui la carta on-line.
CLICCA SUL SETTORE CHE TI INTERESSA PER APRIRE LE RELAZIONI ESCURSIONISTICHE

Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica)
Storia, tradizioni e leggende
Immagini, suoni e parole

Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout