CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri).
La meno conosciuta
fra le valli delle Orobie centrali è, probabilmente, la Valcervia.
Eppure è una valle armonica e gentile, che regala la riposante
sensazione di un abbraccio materno, dominata com'è dalla tonalità di
un verde intenso, conferita alla valle dai suo bellissimi boschi di
abeti. |
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Raggiungerla è facile: vi si sale
da Cedrasco, che, a sua volta, può essere raggiunto staccandosi
dalla tangenziale di Sondrio allo svincolo per via Vanoni ed
imboccando la pedemontana orobica che, oltrepassati Caiolo e la
secentesca chiesa di S. Anna, |
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porta al paese.
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Da Cedrasco (m. 305) |
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parte una carrozzabile che si
inerpica sul fianco orientale della Val Cervia e permette di
raggiungere una serie di bei maggenghi, fino ai prati di Arale. |
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Se siamo grandi camminatori, possiamo però lasciare
l’automobile al paese, seguirla per un buon tratto e, al secondo
tornante sinistrorso, staccarcene, sulla destra, per imboccare una bella
mulattiera, |
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che, con un tracciato un po'
ripido |
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ma elegante, sfiora anche la
forra terminale della valle. |
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La mulattiera conduce dapprima |
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ai prati delle Foppe (m. 867), |
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proseguendo |
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poi alla volta |
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dei fienili Bratta |
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e dei Campelli di Cedrasco, |
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incantevole balcone panoramico |
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sul versante retico della media
Valtellina. |
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Nella parte più alta dei prati,
quasi a proteggere le numerose baite, si trova, a 1265 metri, un
tempietto dedicato dagli Alpini alla Madonna Regina dei monti. |
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Una sosta ai prati |
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ci permette di riconciliarci con
il mondo e forse, cosa ancor più difficile, con noi stessi. |
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A questo punto possiamo scegliere
di proseguire seguendo un sentiero nel bosco (segnalato da segnavia
bianco-rossi, che ci hanno accompagnato lungo l'intero tracciato
della mulattiera percorsa finora), |
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oppure di utilizzare la strada,
con un fondo in asfalto, cui si sostituisce, nell'ultimo tratto, il
cemento. |
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Superato il dirupato fianco orientale
della valle ed alcuni aspri valloni laterali (come quello della val
Grande), il tracciato raggiunge |
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i riposanti prati |
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dei fienili Arale (m. 1600), dove
si trova anche un comodo parcheggio per chi volesse utilizzare
l'automobile per portarsi fino a questa quota. |
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I prati rappresentano un luogo
ideale per una sosta, che a questo punto si rende necessaria,
perché, se abbiamo seguito la mulattiera, siamo in cammino da circa
tre ore e mezza. |
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Ottima è la visuale su molte
delle più famose cime del gruppo del Màsino, e sono soprattutto
i Corni Bruciati ed il monte Disgrazia ad imporsi, verso nord, allo
sguardo, incorniciati dalle cime di alti e diritti abeti. Ai piedi del
monte Disgrazia, infine, si può osservare, leggermente spostata
a sinistra, l’intera valle di Postalesio. |
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Una strada sterrata prosegue, dai prati, percorrendo quasi in piano
un breve tratto del fianco orientale della valle, fino ad un bivio,
al quale dobbiamo prendere a destra: la traccia di sinistra, infatti,
prosegue verso l’alpe Prato dell’Acqua. |
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Cominciamo, così, a scendere
verso il torrente, con un paio di tornanti che ci fanno perdere
circa un centinaio di metri di quota, |
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portandoci ad una bellissima
piana, posta appena al di sotto della quota 1500 metri. |
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Possiamo, così, finalmente
incontrare il signore della valle, cioè il torrente Cervio, che qui
si concede una pigra sosta, prima di precipitare, con ripidi salti,
verso la piana della media Valtellina. |
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Un signore antagonista, la
piramide rocciosa del monte Disgrazia, che ha come nemica proprio
l'acqua, sembra guardarlo da un'altezzosa distanza. |
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E’,
questo, sicuramente il tratto più gentile e suggestivo di una
valle, che è fra le più armoniche del settore orobico
centrale. La strada, allontanandosi dal torrente, riprende, poi, gradualmente
a salire. Al termine della piana troviamo un ponte che ci conduce sul
versante occidentale della valle. |
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Proseguiamo, guadagnando quota
con molta gradualità, mentre di fronte a noi, a sud, il corno Stella
(m. 2621), che domina, sul suo lato orientale, la testata della
valle, svela gradualmente il suo imponente fianco settentrionale. |
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Superate alcune baite, la strada
conduce fino a quota 1900, ai piedi dell'ultimo gradino della valle.
Sul suo lato opposto, alla nostra sinistra, è ben visibile la baita Pessòlo di Stavello (m. 1905), presso la
quale passa il sentiero dell’Alta Via delle Orobie, |
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prima di cominciare a salire in
direzione del passo del Tonale (m. 2352), che porta in valle del Livrio. |
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Il tracciato termina a quota 1940, dove troviamo una nuova baita in
costruzione. |
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Può essere utile ricordare che il
percorso fin qui descritto (seguendo, da Cedrasco, la strada asfaltata prima, la pista
in terra battuta poi) può anche essere utilizzato dagli amanti
della mountain-bike, anche se le pendenze della strada prima dei fienili
Arale è spesso assai severa. |
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Dalla baita di quota 1940
possiamo, di nuovo, ammirare il Corno Stella, |
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alla cui destra è ben visibile la
depressione sulla quale è collocato il passo di Val Cervia
(m. 2318), dal quale si scende in val di Carisone (Valle Brembana),
sul versante orobico bergamasco. A sinistra del corno, invece, è
altrettanto facilmente riconoscibile la sella del passo del Tonale. |
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In alta Val Cervia si trova, infine, un terzo passo, quello di Valbona,
che porta in Valmadre. Per raggiungerlo lasciamo alle nostre spalle
la baita e saliamo verso sinistra, in direzione di un piccolo casello
per l’acqua. |
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Seguendo una traccia di sentiero,
aggiriamo, sulla sinistra, uno speroncino e guadagniamo la sommità di un dosso,
giungendo, ben presto, in vista della baita La Piana (m. 2093), dove
un cartello ci indica la direzione del sentiero che sale al passo e
che, costituendo una parte dell’Alta Via delle Orobie (sentiero
Bruno Credaro), è segnalato anche dai segnavia bianco-rossi. |
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Il sentiero piega verso nord-est (destra) e, dopo aver aggirato un dosso
poco pronunciato, ci porta ad una seconda baita, la baita Gavazza (m.
2154), per poi proseguire ancora, per un tratto, verso destra, prima
di iniziare a descrive e un ampio arco verso sinistra, che ci permette
di guadagnare le ultime balze ai piedi del passo. |
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In questo tratto, volgendo lo
sguardo a destra (nord-est), possiamo catturare un fugace e
suggestivo scorcio della testata della Valmalenco, dominato dal pizzo
Scerscen. |
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Il passo di Valbona (m. 2324) permette di scendere nell’omonima
laterale di destra della Valmadre, fino alla baita della Croce, dalla
quale, proseguendo la discesa verso destra, si guadagna il fondovalle
e la carrozzabile che, percorrendolo, conduce a Valmadre e scende fino
a Fusine. |
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La salita al passo richiede circa tre ore di cammino dai prati di Arale:
un percorso un po’ lungo, che però ha il pregio di non
richiedere strappi impegnativi (se non negli ultimi tratti) e di regalare
scorci panoramici fra i più belli del settore orobico centro-orientale.
La successiva eventuale discesa fino al paesino di Valmadre richiede
circa un paio d’ore. Se disponiamo di due automobili, possiamo
quindi effettuare l’interessante traversata fra le due valli (ovviamente
scegliendo il senso che più ci piace). In tal caso, ci conviene
lasciare la prima automobile e Valmadre, la seconda sulla strada sottostante
ai Campelli di Cedrasco. In questo modo possiamo affrontare una camminata
che richiede, complessivamente, circa sei ore, e che ci permette di
percorrere, nel tratto compreso fra la baita di quota 1940, in Val Cervia,
e la baita della Croce, un segmento del sentiero Bruno Credaro (che
costituisce la parte orientale dell’Alta Via delle Orobie, il
famoso sentiero alto che attraversa l'intero fronte delle Orobie Valtellinesi,
da Delebio all'Aprica).
Torniamo, quindi, al passo di Valbona: raggiunto il punto più
alto dell’escursione, non ci resta che scendere, sfruttando l’omonima
laterale dell’alta Valmadre, in direzione nord-ovest, rimanendo
sul lato destro della valle e percorrendo il piede della bella Sponda
Camoscera. Il sentiero, poi, piega verso destra (sud-ovest), fino a
raggiungere, dopo aver attraversato il torrentello della valle, la casera
di Valbona (m. 1904). Proseguendo in direzione sud-ovest, attraversiamo
un secondo torrentello e, compiuto un lungo traverso sostanzialmente
pianeggiante, raggiungiamo la Baita della Croce (m. 1944), che deve
il suo nome all’effettiva presenza di una croce, ma che rappresenta
anche un verso e proprio crocevia: infatti si incrociano l’Alta
Via delle Orobie, che prosegue in direzione ovest, verso la bocchetta
dei Lupi, che porta in Val Tartano (m. 2316), ed il sentiero che, salendo
dalla piana della Valmadre, prosegue, in direzione sud, verso il vicino
passo di Dordona (m. 2061), dal quale si può scendere a Fòppolo,
in alta Val Brembana. Noi dobbiamo percorrere, in discesa, quest’ultimo.
Pieghiamo dunque a destra e scendiamo ai prati sottostanti alla casera
di Dordona. Ignorata la segnalazione che indica il sentiero per salire
a quest’ultima, proseguiamo fino a trovare un largo sentiero che,
con qualche tornante, cala sulla parte terminale della piana dell’alta
Valmadre.
Qui giunge una pista sterrata che parte dall’abitato di Valmadre:
dopo aver attraversato il torrente Marasco su un ponticello, giungiamo
ad intercettarla un po’ più a valle rispetto al suo tratto
terminale. Non ci resta, ora, che seguirla, fino alle baire ed alla
bella chiesetta di Valmadre (m. 1195). Se non abbiamo qui l’automobile
di appoggio, non resta che seguire la strada fino a Fusine. Esiste anche
una bella mulattiera, che però è interrotta da uno smottamento
conseguente alle vicende alluvionali del 2000.
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