CARTE DEL PERCORSO
Apri qui una fotomappa dei sentieri della Val Cervia
La
meno conosciuta fra le valli delle Orobie centrali è, probabilmente,
la Valcervia. Eppure è una valle armonica e gentile, che regala
la riposante sensazione di un abbraccio materno, dominata com'è
dalla tonalità di un verde intenso, conferita alla valle dai
suo bellissimi boschi di abeti. Raggiungerla è facile.
Da Cedrasco (m. 305), paesino del versante orobico della media Valtellina,
posto ad ovest di Sondrio, fra Fusìne e Caiòlo, parte
una carrozzabile che si inerpica sul fianco orientale della Val Cervia
e permette di raggiungere una serie di bei maggenghi, fino ai prati
di Arale (termine connesso con il bergamasco “aral”, cioè “spianata con cataste di legna da ardere”, oppure con il canavesano “eral”, cioè “spianata nel casale”).
Se siamo grandi camminatori, possiamo però lasciare
l’automobile al paese, seguirla per un buon tratto e, al secondo
tornante sinistrorso, staccarcene, sulla destra, per imboccare una bella
mulattiera, che, con un tracciato un po’ ripido ma elegante, sfiora
anche la forra terminale della valle. La mulattiera conduce dapprima
ai prati delle Foppe (m. 867), proseguendo poi alla volta dei fienili
Bratta e dei Campelli di Cedrasco, incantevole balcone panoramico sul
versante retico della media Valtellina. Nella parte più alta
dei prati, quasi a proteggere le numerose baite, si trova, a 1265 metri,
un tempietto dedicato dagli Alpini alla Madonna Regina dei monti.
A questo punto possiamo scegliere di proseguire seguendo un sentiero
nel bosco (segnalato da segnavia bianco-rossi, che ci hanno accompagnato
lungo l’intero tracciato della mulattiera percorsa finora), oppure
di utilizzare la strada, con un fondo in asfalto, cui si sostituisce,
nell’ultimo tratto, il cemento. Superato
il dirupato fianco orientale della valle ed alcuni aspri valloni laterali
(come quello della val Grande), il tracciato raggiunge i riposanti prati
dei fienili Arale (m. 1600), dove si trova anche un comodo parcheggio
per chi volesse utilizzare l’automobile per portarsi fino a questa
quota. I prati rappresentano un luogo ideale per una sosta, che a questo
punto si rende necessaria, perché, se abbiamo seguito la mulattiera,
siamo in cammino da circa tre ore e mezza.
Ottima è la visuale
su molte delle più famose cime del gruppo del Màsino,
e sono soprattutto i Corni Bruciati ed il monte Disgrazia ad imporsi,
verso nord, allo sguardo, incorniciati dalle cime di alti e diritti
abeti. Ai piedi del monte Disgrazia, infine, si può osservare,
leggermente spostata a sinistra, l’intera valle di Postalesio.
Una strada sterrata prosegue, dai prati, percorrendo quasi in piano
un breve tratto del fianco orientale della valle, fino ad un bivio,
al quale dobbiamo prendere a destra: la traccia di sinistra, infatti,
prosegue verso l’alpe Prato dell’Acqua. Cominciamo, così,
a scendere verso il torrente, con un paio di tornanti che ci fanno perdere
circa un centinaio di metri di quota, portandoci ad una bellissima piana,
posta appena al di sotto della quota 1500 metri. Possiamo, così,
finalmente incontrare il signore della valle, cioè il torrente
Cervio, che qui si concede una pigra sosta, prima di precipitare, con
ripidi salti, verso la piana della media Valtellina. Un
signore antagonista, la piramide rocciosa del monte Disgrazia, che ha
come nemica proprio l’acqua, sembra guardarlo da un’altezzosa
distanza. E’, questo, sicuramente il tratto più gentile
e suggestivo di una valle, che è fra le più armoniche
del settore orobico centrale. La strada, allontanandosi dal torrente,
riprende, poi, gradualmente a salire. Al termine della piana troviamo
un ponte che ci conduce sul versante occidentale della valle.
Proseguiamo,
guadagnando quota con molta gradualità, mentre di fronte a noi,
a sud, il corno Stella (m. 2621), che domina, sul suo lato orientale,
la testata della valle, svela gradualmente il suo imponente fianco settentrionale.
Superate alcune baite, la strada conduce fino a quota 1900, ai piedi
dell’ultimo gradino della valle. Sul suo lato opposto, alla nostra
sinistra, è ben visibile la baita Pessòlo di Stavello
(m. 1905), presso la quale passa il sentiero dell’Alta Via delle
Orobie, prima di cominciare a salire in direzione del passo del Tonale
(m. 2352), che porta in valle del Livrio.
Il tracciato termina a quota 1940, dove troviamo una nuova baita in
costruzione. Può essere utile ricordare che il percorso fin qui
descritto (seguendo, da Cedrasco, la strada asfaltata prima, la pista
in terra battuta poi) può anche essere utilizzato dagli amanti
della mountain-bike, anche se le pendenze della strada prima dei fienili
Arale è spessoa ssai severa. Dalla baita di quota 1940 possiamo,
di nuovo, ammirare il Corno Stella, alla cui destra è ben visibile
la depressione sulla quale è collocato il passo di Val Cervia
(m. 2318), dal quale si scende in val di Carisone (Valle Brembana),
sul versante orobico bergamasco. A
sinistra del corno, invece, è altrettanto facilmente riconoscibile
la sella del passo del Tonale.
Apri qui una fotomappa della salita al passo di Valbona
In alta Val Cervia si trova, infine, un terzo passo, quello di Valbona,
che porta in Valmadre. Per raggiungerlo lasciamo alle nostre spalle
la baita e saliamo verso sinistra, in direzione di un piccolo casello
per l’acqua. Seguendo una traccia di sentiero, aggiriamo, sulla
sinistra, uno speroncino e guadagniamo la sommità di un dosso,
giungendo, ben presto, in vista della baita La Piana (m. 2093), dove
un cartello ci indica la direzione del sentiero che sale al passo e
che, costituendo una parte dell’Alta Via delle Orobie (sentiero
Bruno Credaro), è segnalato anche dai segnavia bianco-rossi.
Il sentiero piega verso nord-est (destra) e, dopo aver aggirato un dosso
poco pronunciato, ci porta ad una seconda baita, la baita Gavazza (m.
2154), per poi proseguire ancora, per un tratto, verso destra, prima
di iniziare a descrive e un ampio arco verso sinistra, che ci permette
di guadagnare le ultime balze ai piedi del passo. In questo tratto,
volgendo lo sguardo a destra (nord-est), possiamo catturare un fugace
e suggestivo scorcio della testata della Valmalenco, dominato dal pizzo
Scerscen. Il passo di Valbona (m. 2324) permette di scendere nell’omonima
laterale di destra della Valmadre, fino alla baita della Croce, dalla
quale, proseguendo la discesa verso destra, si guadagna il fondovalle
e la carrozzabile che, percorrendolo, conduce a Valmadre e scende fino
a Fusine.
La salita al passo richiede circa tre ore di cammino dai prati di Arale:
un percorso un po’ lungo, che però ha il pregio di non
richiedere strappi impegnativi (se non negli ultimi tratti) e di regalare
scorci panoramici fra i più belli del settore orobico centro-orientale.
La successiva eventuale discesa fino al paesino di Valmadre richiede
circa un paio d’ore.
Apri qui una fotomappa del verante occidentale dell'alta Val Cervia
Se disponiamo di due automobili, possiamo
quindi effettuare l’interessante traversata fra le due valli (ovviamente
scegliendo il senso che più ci piace). In
tal caso, ci conviene lasciare la prima automobile e Valmadre, la seconda
sulla strada sottostante ai Campelli di Cedrasco.
Apri qui una panoramica sulla Val Cervia dal passo di Valbona
In questo modo possiamo
affrontare una camminata che richiede, complessivamente, circa sei ore,
e che ci permette di percorrere, nel tratto compreso fra la baita di
quota 1940, in Val Cervia, e la baita della Croce, un segmento del sentiero
Bruno Credaro (che costituisce la parte orientale dell’Alta Via
delle Orobie, il famoso sentiero alto che attraversa l'intero fronte
delle Orobie Valtellinesi, da Delebio all'Aprica).
Torniamo, quindi, al passo di Valbona: raggiunto il punto più
alto dell’escursione, non ci resta che scendere, sfruttando l’omonima
laterale dell’alta Valmadre, in direzione nord-ovest, rimanendo
sul lato destro della valle e percorrendo il piede della bella Sponda
Camoscera. Il sentiero, poi, piega verso destra (sud-ovest), fino a
raggiungere, dopo aver attraversato il torrentello della valle, la casera
di Valbona (m. 1904). Proseguendo in direzione sud-ovest, attraversiamo
un secondo torrentello e, compiuto un lungo traverso sostanzialmente
pianeggiante, raggiungiamo la Baita della Croce (m. 1944), che deve
il suo nome all’effettiva presenza di una croce, ma che rappresenta
anche un verso e proprio crocevia: infatti si incrociano l’Alta
Via delle Orobie, che prosegue in direzione ovest, verso la bocchetta
dei Lupi, che porta in Val Tartano (m. 2316), ed il sentiero che, salendo dalla piana della Valmadre, prosegue, in direzione sud, verso il vicino
passo di Dordona (m. 2061), dal quale si può scendere a Fòppolo,
in alta Val Brembana. Noi
dobbiamo percorrere, in discesa, quest’ultimo. Pieghiamo dunque
a destra e scendiamo ai prati sottostanti alla casera di Dordona. Ignorata
la segnalazione che indica il sentiero per salire a quest’ultima,
proseguiamo fino a trovare un largo sentiero che, con qualche tornante,
cala sulla parte terminale della piana dell’alta Valmadre.
Qui giunge una pista sterrata che parte dall’abitato di Valmadre:
dopo aver attraversato il torrente Marasco su un ponticello, giungiamo
ad intercettarla un po’ più a valle rispetto al suo tratto
terminale. Non ci resta, ora, che seguirla, fino alle baire ed alla
bella chiesetta di Valmadre (m. 1195). Se non abbiamo qui l’automobile
di appoggio, non resta che seguire la strada fino a Fusine. Esiste anche
una bella mulattiera, che però è interrotta da uno smottamento
conseguente alle vicende alluvionali del 2000.
Apri qui una foto-mappa della discesa dal passo di Valbona in alta Val Madre
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