ESCURSIONI IN VAL TARTANO - GOOGLE MAP - GALLERIA DI IMMAGINI - CARTA DEL PERCORSO


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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Tartano-Biorca-Ca' Fognini-Alpe Piscino-Forcella-Monte Piscino
2 h e 30 min.
900
E
Tartano-Biorca-Ca' Fognini-Alpe Piscino-Forcella-Monte Piscino -Forcella-Alpe Postareccio (Curt)-Marcia-Ponte della Corna-Tartano
4 h e 30 min.
1000
E
SINTESI. Imbocchiamo la strada provinciale 11 della Val Tartano, impegnando il secondo svincolo alla rotonda alla quale termina la nuova ss 38 all’uscita della seconda galleria di Paniga (per chi proviene da MIlano). Dopo poche centinaia di metri si lascia la strada Provinciale Pedemontana Orobica per prendere a destra (strada provinciale 11) ed iniziale a salire lungo l’aspro fianco del Crap del Mezzodì. Dopo dopo 10 tornanti attraversiamo una breve galleria scavata nella roccia e ci affacciamo alla Val Tartano. Altri due tornanti sx e dx ed entriamo a Campo Tartano, uno dei due nuclei principali della valle, passando a lato della chiesa di S. Agostino (m. 1060). Proseguendo, raggiungiamo, dopo altri 5 chilometri circa, Tartano (m. 1210) e, appena dopo la chiesa, scendiamo, sfruttando una ripida stradina che si stacca sulla destra dalla strada principale appena prima che questa entri nel ramo della val Lunga, alla frazione Biorca ed incamminiamoci sulla strada sterrata per la Val Corta, che corre nei pressi del torrente, lasciandola, però, al primo sentiero che se ne stacca sulla destra (sentiero "Alfredo"). Raggiungiamo, così, il gruppo di case della frazione di Ca’ Fognini. Dalle spalle delle case parte un sentierino che risale il prato, piega a destra e, attraversato un vallone da sinistra a destra, inizia una lunga salita con diversi tornanti nel bosco, uscendo ai prati ed alle numerose baite dell’alpe Piscino (m. 1600-1750). Dalla baita più alta dell'alpe Piscino parte un nuovo sentiero, che sale dolcemente verso destra, descrivendo una diagonale. Il sentiero aggira a monte il solco della val Piscino e conduce al bel declivio che si stende ai piedi di una sella erbosa, la Forcella (m. 1880), alla quale saliamo facilmente, affacciandoci al versante orobico a monte di Talamona. Prendiamo ora a sinistra (sud) seguendo un sentiero, non molto marcato, ma sempre visibile, che risale, inizialmente nella boscaglia, poi all’aperto, il crinale nord-orientale del monte Piscino. Dopo un ultimo tratto un po' esposto sul lato destro, raggiungiamo il grande ometto della cima tondeggiante del monte Piscino (m. 2091). Tornati alla Forcella, se vogliamo tornare per una via diversa scendiamo a sinistra, seguendo un sentiero che porta alla parte alta dell’alpe Postareccio (m. 1713). Proseguiamo nella discesa volgendo leggermente a destra, su ripidi prati, fino al limite del bosco, dove troviamo un muretto semidiroccato; seguendolo per un tratto verso destra, troveremo una ben visibile porta, dalla quale parte un sentiero che, in pochi minuti, ci porta al bel prato della Marcia ("màrscia", m. 1531).Restiamo una ventina di metri più alti rispetto alla baita della Marcia, e prendiamo a sinistra: troveremo, sul limitare del bosco un sentiero (con qualche raro segnavia rosso-blu), che si inoltra nel bosco, passa sotto uno sperone roccioso e scende fino ad un casello diroccato. Qui la traccia sembra perdersi nella bassa vegetazione, ma, se guardiamo con attenzione alla nostra destra, la ritroviamo dopo una ventina di metri (attenzione, però, a non proseguire verso destra: ci si porterebbe a monte dei dirupi più pericolosi). Scendiamo ancora, su un sentiero sempre visibile, scegliendo, quando giungiamo ad un paio di bivi, sempre la traccia che procede nella discesa. Giungiamo così ad un bivio segnalato da cartelli, dove il sentiero 163, che abbiamo seguito scendendo dall'alpe Postareccio, si biforca. Ignorato il ramo di sinistra, che traversa alle Foppe ed al Frasnino, imbocchiamo il sentiero che scende a destra, raggiungendo in 45 minuti la Corna, in un’ora il Ponte della Corna ed in un’ora e 15 minuti la strada provinciale (i tempi sono un po’ sovrastimati). Il sentiero è indicato anche dal cartello rosso del Sentiero dei Ponti. Dopo essere passati a destra di una baita, raggiungiamo, presso una seconda baita nel cuore del bosco di faggi, una bella vasca che raccoglie le fresche acque della sorgente "rùgena" (cioè "ferruginosa"). La discesa termina al ponte della Corna (m. 1030), che ci porta sul versante opposto della valle, dove il sentiero prende a salire e termina alla carozzabile per Tartano, che sfruttiamo per tornare a Tartano e recuperare l'automobile.


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Per un interessante incontro con una Val Tàrtano meno frequentata ma non meno interessante, e soprattutto con gli alpeggi nei quali si produce quel formaggio per il quale la valle stessa è giustamente famosa, questo itinerario, che descrive un anello fra le alpi Piscino (piscìi) e Postareccio ("postarèsc"), con una puntata alla facile cima del monte Piscino, può essere una soluzione ideale.
Per percorrerlo bisogna imboccare la strada provinciale 11 della Val Tartano, impegnando il secondo svincolo alla rotonda alla quale termina lanuova ss 38 all’uscita della seconda galleria di Paniga (per chi proviene da Milano). Dopo poche centinaia di metri si lascia la strada Provinciale Pedemontana Orobica per prendere a destra (strada provinciale 11) ed iniziale a salire lungo l’aspro fianco del Crap del Mezzodì. Dopo dopo 10 tornanti attraversiamo una breve galleria scavata nella roccia e ci affacciamo alla Val Tartano. Altri due tornanti sx e dx ed entriamo a Campo Tartano, uno dei due nuclei principali della valle, passando a lato della chiesa di S. Agostino (m. 1060). Proseguendo, raggiungiamo, dopo altri 5 chilometri circa, il centro principale della valle, Tartano (m. 1210), collocato al punto di congiunzione fra la val Lunga (est, sinistra) e la val Corta (ovest, destra), nelle quali la valle principale si divide.


Da Tartano alla baita di quota 1700 all'alpe Piscino, sulla base di Google Earth (fair use)

Raggiunta Tartano, scendiamo, sfruttando una ripida stradina che si stacca sulla destra dalla strada principale appena prima che questa entri nel ramo della val Lunga, alla frazione Biorca (o Biolca, dal mantovano “biolca”, bue, oppure dal dialettale “biork”, forca), ed incamminiamoci sulla strada sterrata per la Val Corta, che corre nei pressi del torrente, lasciandola, però, al primo sentiero che se ne stacca sulla destra. Seguiamo le segnalazioni del sentiero dedicato alla memoria di "Alfredo". Raggiungiamo, così, il gruppo di case della frazione di Ca’ Fognini.


Apri qui una fotomappa dei sentieri del versante occidentale della Val Tartano

Dalle spalle delle case parte un sentierino che risale il prato, piega a destra e, attraversato un vallone (Valle Fognini) da sinistra a destra, inizia una lunga salita nel bosco. Il sentiero non è segnalato sulla carta IGM (che invece ne indica uno più a destra (nord), assai più disagevole e quindi del tutto scondigliabile), ma è, in realtà, ben marcato, e conduce ai prati ed alle numerose baite dell’alpe Piscino (m. 1600-1750).
Risaliamo i prati, su traccia di sentiero: durante la salita, qualche sosta ci permetterà di ritemprare le forze e di osservare, alle nostre spalle, un bello scorcio sulla Val Lunga e sull'imbocco della Val Corta. A destra (per noi che saliamo), infine, appare, su un largo dosso, l'alpe Postareccio, che toccheremo nell'itinerario di ritorno. Dalla baita più alta dell'alpe Piscino parte un nuovo sentiero, che sale dolcemente verso destra, descrivendo una diagonale. Il sentiero aggira a monte il solco della val Piscino e conduce al bel declivio che si stende ai piedi di una sella erbosa, la Forcella (o Forcella del Piscino, m. 1880), che dà su un vallone scosceso sul versante di sud-est dei monti sopra Talamona. Dalla sella, molto panoramica, possiamo dominare, a sud, l’intera valle Lunga, il ramo più orientale dei due nei quali si divide la Val Tartano. Verso nord est, invece, è ben visibile la vicina alpe Postareccio e, sullo sfondo, la bassa val Vicima, laterale di destra della Val Tartano.
A sinistra (sud) della sella parte un sentiero, non molto marcato, ma sempre visibile, che risale, inizialmente nella boscaglia, poi all’aperto, il crinale nord-orientale del monte Piscino. Salendo, possiamo gettare qualche occhiata sul fronte montuoso aspro e selvaggio che guarda alla bassa Valtellina, e che è dominato dal pizzo della Pruna.
La cima tondeggiante del monte Piscino (localmente chiamato Turèc', m. 2091), è segnalata da un grande ometto: la raggiungiamo dopo un ultimo tratto nel quale la traccia di sentiero si destreggia fra massi ed arbusti dello stretto crinale (per maggior sicurezza, teniamoci sul lato sinistro, cioè sul versante della Val di Tartano). Dalla cima ottimo è il colpo d'occhio sulla bassa Valtellina e, dal lato opposto, sul crinale che separa la val Corta dalla Valtellina, dove sono visibili la cima della Paglia ed il monte Pisello. Ottima, infine, è anche la visuale sull'intera val di Lemma, il ramo orientale nel quale si divide la Val Corta.
La salita alla cima richiede il superamento di oltre 900 metri di dislivello, ed un cammino di circa due ore e mezza.


Salita al monte Piscino, sulla base di Google Earth (fair use)

Il panorama è spettacolare, soprattutto a nord: vediamo la parte orientale della Costiera dei Cech e buona parte del Gruppo del Masino. In particolare, partendo da sinistra distinguiamo l’affilata cima del monte Spluga o Cima del Calvo (m. 2967), posto all’incontro di Valle di Spluga, Val Ligoncio e Valle dei Ratti. Mentre la testata della Valle dell’Oro resta nascosta, vediamo buona parte di quella della Val Porcellizzo, partendo proprio dal pizzo Porcellizzo (il pèz, m. 3075), seguito dal passo Porcellizzo (m. 2950), che congiunge la valle omonima all’alta Val Codera. Ecco, poi, le più celebri cime della Val Porcellizzo: la punta Torelli (m. 3137) e la punta S. Anna (m. 3171) precedono il celeberrimo pizzo Badile (badì, m. 3308), cui fa da vassallo la punta Sertori (m. 3195). Segue il secondo signore della valle, il pizzo Cengalo (cìngol, m. 3367).


Apri qui una panoramica sulla Val Tartano dal crinale del monte Piscino

Chiudono la testata i puntuti pizzi Gemelli (m. 3259 e 3221), il passo di Bondo (pas da bùnd, m. 3169), che dà sulla Val Bondasca, in territorio svizzero, ed il pizzo del Ferro occidentale o cima della Bondasca (m. 3267). Procedendo verso est, ecco il pizzo del Ferro centrale (m. 3287), il torrione del Ferro (m. 3070) ed il pizzo del Ferro orientale (m. 3200), che costituiscono la testata della Valle del Ferro (laterale della Val di Mello) e sono chiamati nel dialetto di Val Masino “sciöme do fèr”. Alla loro destra la poderosa cima di Zocca (m. 3175), sulla testata della valle omonima, seguita dalla punta Allievi (m. 3121), dalla cima di Castello (la più alta del gruppo del Masino, con i suoi 3392 metri), e dalla punta Rasica (rèsga, m. 3305).


Apri qui una panoramica sul gruppo del Masino visto dal monte Piscino

I tre poderosi pizzi Torrone (turùn, occidentale, m. 3351, centrale, m. 3290, ed orientale, m. 3333) chiudono la valle omonima, che precede l’ampia Val Cameraccio, sulla cui testata si pongono il monte Sissone (sisùn, m. 3330), la punta Baroni, o cima di Chiareggio settentrionale (m. 3203), le cime di Chiareggio centrale (m. 3107 e 3093), il passo di Mello (m. 2992), fra Val Cameraccio e Val Sissone, in Valmalenco, ed il monte Pioda (m. 3431), posto immediatamente a sinistra dell’imponente ed inconfondibile monte Disgrazia (m. 3678), che chiude la Valle di Preda Rossa. Le due cime, pur così vicine, sono geologicamente separate, in quanto appartengono a mondi diversi: dal grigio granito del monte Pioda si passa al rosseggiante serpentino del monte Disgrazia. A destra di questa cime si distinguono i due maggiori Corni Bruciati (punta settentrionale, m. 3097, e punta centrale, m. 3114). A destra del monte Disgrazia sbucano appena le cime della testata della Valmalenco; si vedono bene, invece, pizzo Scalino e punta Painale.


Alpe Postareccio (Curt)

Scendiamo, ora, di nuovo alla Forcella per il medesimo itinerario di salita e di qui, invece di dirigerci a destra, cioè verso l'alpe Piscino, proseguiamo a sinistra, raggiungendo in breve l’alpe Postareccio (m. 1713), dove, d'estate, ci accoglierà lo scampanio delle mucche intente al pascolo. Per non rovinare l'alpe, seguiamo la traccia di sentiero. Il tempo di gustare un nuovo bello scorcio sulla Val Lunga, e la discesa riprende.
Per tornare a Tartano, scendiamo puntando leggermente a destra, proprio in direzione del solco della val Lunga, che ci sta di fronte. Portiamoci, così, seguendo una traccia di sentiero, proprio sotto un ben visibile dosso, a sud-est dell’alpe. Scendiamo da qui al limite del bosco, dove troviamo un muretto semidiroccato; seguendolo per un tratto verso destra, troveremo una ben visibile porta, dalla quale parte un sentiero che, in pochi minuti, ci porta al bel prato della Marcia ("màrscia", m. 1531), denominato in questo modo perché lo strato roccioso sottostante al grande prato determina la formazione di persistenti pozze naturali. E' necessario seguire il sentiero ed evitare problematiche discesa a vista: queste, soprattutto se effettuate tendendo a destra, portano in luoghi scoscesi e dirupati, dai quali non è facile districarsi.
Ora dobbiamo rimanere una ventina di metri più alti rispetto alla baita della Marcia, e dirigerci quindi a sinistra, dove, con un po’ di attenzione, troveremo, sul limitare del bosco un sentiero (con qualche raro segnavia rosso-blu), che si inoltra nel bosco, passa sotto uno sperone roccioso e scende fino ad un casello diroccato. Qui la traccia sembra perdersi nella bassa vegetazione, ma, se guardiamo con attenzione alla nostra destra, la ritroviamo dopo una ventina di metri (attenzione, però, a non proseguire verso destra: ci si porterebbe a monte dei dirupi più pericolosi, cioè proprio monte di quell'impressionante forra sul torrente Tartano che fronteggia il paese di Tartano, e che possiamo osservare in tutta la sua selvaggia bellezza dal sagrato della chiesa). Vale, quindi, la stessa avvertenza già effettuata: l'intero itinerario di discesa va effettuato seguendo il sentiero, perché una discesa a vista può essere molto pericolosa, e condurre in zone dirupate estremamente rischiose.
Giungiamo così ad un bivio
segnalato da cartelli, dove il sentiero 163, che abbiamo seguito scendendo dall'alpe Postareccio, si biforca. Ignorato il ramo di sinistra, che traversa alle Foppe ed al Frasnino, imbocchiamo il sentiero che scende a destra, raggiungendo in 45 minuti la Corna, in un’ora il Ponte della Corna ed in un’ora e 15 minuti la strada provinciale (i tempi sono un po’ sovrastimati). Il sentiero è indicato anche dal cartello rosso del Sentiero dei Ponti.


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Dopo pochi tornanti in pecceta, passiamo a sinistra di alcune baite ormai assediate dalla boscaglia. Seguiamo con attenzione i segnavia bianco-rossi, per evitare sentieri secondari. Per un tratto il sentiero sembra piegare decisamente a sinistra, tornando verso Campo tartano, poi volge a destra e propone una serie di tornanti nella pecceta. Una breve apertura del bosco ci propone un ottimo colpo d’occhio sul ponte di Vicima. Passiamo poi a monte di un ampio prato con una baita ed un rudere di baita. Poco oltre siamo alla località della Corna (Barciòk), dove una bella sorgente viene incanalata in un tronco scavato. Un cartello indica l’ “Aqua déla Ram”, una particolare acqua ferruginosa cui si attribuivano particolari qualità terapeutiche. Scendendo ancora passiamo appena a sinistra della medesima baita.


Discesa al Ponte della Corna

Inizia ora la parte più avventurosa della discesa, perché il sentiero si fa più ripido, anche se la sua sede è sempre larga. Rientrati nel bosco traversiamo a destra, e troviamo il primo tratto esposto protetto da un corrimano. Prestiamo attenzione perché data la natura dei luoghi i sassi che lastricano il sentiero sono assai scivolosi. Scendiamo per un buon tratto diritti, poi ad un nuovo tratto con corrimano il sentiero volge a sinistra. Alla nostra destra, in basso, finalmente eccolo, in ponte della Corna, gettato sul torrente Tartano, in fondo alla valle. Procediamo a ridosso di un roccione ed in prossimità del ponte comprendiamo anche la ragione del suo nome: sul nostro versante sembra poggiare su un roccione che sporge dal fianco della valle, una “corna”, appunto.


Il Ponte della Corna

Eccoci al Ponte della Corna ("punt de la còrna", m. 1030), in legno, sostenuto da spesse funi in acciaio. Una ventina di metri più in basso scorre il torrente Tartano, che indugia in un ripiano prima di precipitare in un gola. Il suo alito freddo sale ad afferrarci. Conoscete quel modo di dire? “Parti delle corna e spunta il diavolo”. Non sarà che il nome del ponte allude proprio a lui? Qui davvero sembre di essere agli inferi, soprattutto quando la luce del sole non lo raggiunge. Dal cielo agli inferi! E allora, hai visto mai… La tentazione di andarsene in fretta è forte, ma qualche attimo per lasciarsi prendere dalla natura potentemente selvaggia del luogo possiamo pur indugiare.


Il torrente Tartano dal ponte della Corna

Sul lato opposto del ponte il sentiero riparte, salendo però ora con pendenza assai meno ripida in un bosco meno orrido. Saliamo per breve tratto a destra, poi travesiamo a sinistra. Ignorati un sentiero che ci lascia sulla sinistra, proseguiamo diritti fino a raggiungere la strada provinciale 11 della Val Tartano. Sul lato opposto il sentiero riparte subito, ed un carello indica che sale a Dossala ed al Barghèt. Noi però lo ignorimo e seguiamo la carrozzabile che ci riporta a Tartano. Altri due chilometri circa di cammino ci riportano al paese, dopo circa 4 ore e mezza di marcia.

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