CARTE DEL PERCORSO - ESCURSIONI IN VAL TARTANO - GALLERIA DI IMMAGINI - GOOGLE MAP


Apri qui una fotomappa delle principali escursioni in Val Lunga

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Tartano-Rondelli-Casera Gavet-Bivacco Tacher
1 h e 45 min.
550
E
Tartano-Rondelli-Casera Gavet-Bivacco Tacher-Dosso Tacher
3 h e 30 min.
850
E
SINTESI. Imbocchiamo la strada provinciale 11 della Val Tartano, impegnando il secondo svincolo alla rotonda alla quale termina la nuova ss 38 all’uscita della seconda galleria di Paniga (per chi proviene da MIlano). Dopo poche centinaia di metri si lascia la strada Provinciale Pedemontana Orobica per prendere a destra (strada provinciale 11) ed iniziale a salire lungo l’aspro fianco del Crap del Mezzodì. Dopo dopo 10 tornanti attraversiamo una breve galleria scavata nella roccia e ci affacciamo alla Val Tartano. Altri due tornanti sx e dx ed entriamo a Campo Tartano, uno dei due nuclei principali della valle, passando a lato della chiesa di S. Agostino (m. 1060). Proseguendo, raggiungiamo, dopo altri 5 chilometri circa, Tartano (m. 1210) e qui imbocchiamo la strada asfaltata e poi la pista che percorre la Val Lunga, fino alla prima località, Rondelli (m. 1276): parcheggiamo qui, ad uno slargo sul lato destro della strada, e scendiamo sul sentierino che si stacca dalla strada (cartello del sentiero 117) e scende al torrente. Oltre il ponte, parte una mulattiera ben tracciata e segnalata con segnavia rosso-bianco-rossi, che sale, con rapidi tornanti, in un bel bosco di abeti, fino a raggiungere, intorno ai 1500 metri, il limite inferiore del sistema di alpeggi Gavet-Gavedin. Superata salendo sul lato destro una prima radura, passiamo per la Baita Prima (m. 1582). Traversando a sinistra passiamo accanto ad una vasca per la raccolta dell'acqua, superiamo con attenzione il filo della teleferica e ci portiamo ad una seconda baita posta quasi sul limite del bosco. Qui pieghiamo a destra e saliamo in diagonale verso tre baite che vediamo più in alto. Dopo un breve tratto verso sinistra raggiungiamo così la casera Gàvet, posta a 1724 metri. Qui non seguiamo più i segnavia ma imbocchiamo il sentiero che lascia le baite salendo in diagonale verso destra (per chi guarda al crinale sopra le baite), senza segnavia. Passiamo così a sinistra di un grande masso e di un cumulo di sassi, oltre il quale la traccia sembra perdersi. Pieghiamo leggermente a sinistra salendo lungo i prati, puntando al limite del bosco presso una cisterna in plastica. Alle sue spalle, fra gli abeti, ritroviamo il sentiero che attraversa una breve fascia di alberi ed esce di nuovo all'aperto superando una valletta poco marcata. Dopo una breve salita rientriamo in un bosco di larici. Il sentiero, sempre ben marcato, prosegue diritto, in graduale salita. Dopo una decina di minuti usciamo ad un'ampia radura e, dopo una breve salita, vediamo davanti a noi una baita solitaria posta al suo centro. La raggiungiamo in leggera discesa, passando a destra di una pozza. Siamo così al bivacco Baita Tachèr (m. 1793), una baita ristrutturata sempre aperta. Seguiamo poi una debole traccia che sale passando poco distante dalla cisterna (ma è possibile salire anche a vista, in un bosco di radi larici). Dopo pochi minuti di salita più o meno diritta usciamo di nuovo ad alcuni prati, in località Fupana (m. 1869). Sul limite opposto dei prati seguiamo ancora la debole traccia, che ci porta al centro del dosso ed in pochi minuti esce ad una pianetta erbosa dove si trovamo i ruderi dei muretti a secco di un calecc' (m. 1981). Di fronte a noi vediamo l'ultima rampa che ci separa dalla cima del dosso, ma prima di descrivere come affrontarla vediamo come giungere fino a qui per via più diretta, tagliando fuori il bivacco Tacher. In tal caso dalle tre baite della Casera di Tacher non andiamo a destra, ma a sinistra, seguendo per un tratto il sentiero segnalato per il Gavedìi, per poi lasciarlo quasi subito salendo diritti verso destra, in direzione della sommità dei prati, fino all’ultima baita (baita Laret, m. 1832), presso la quale potremo individuare il sentiero che, tagliando verso destra, conduce al crinale in corrispondenza della radura con il calécc. La sommità del dosso si para, dunque, di fronte al nostro sguardo, a sud: per raggiungerla dobbiamo seguire un sentierino che si snoda lungo il crinale piuttosto ripido, fra la rada boscaglia, fino a raggiungere un grande ometto e, poco oltre, i 2093 metri della cima del dosso Tacher. La discesa avviene seguendo la medesima via di salita.


Apri qui una panoramica del bivacco Baita Tacher

La Val Tàrtano è una delle mete più ambite da coloro che amano praticare lo sci-alpinismo o l'escursionismo nella cornice delle Orobie valtellinese. La salita al bivacco ed al Dosso Tachèr, sulla costiera che separa la Val Lunga dalla Valle di Lemma (Val Corta), può essere un'ottima idea per entrambi gli appassionati.


Apri qui una fotomappa dell'itinerario di salita al bivacco rifugio Tacher ed alla cima del dosso Tacher

Per effettuarla bisogna imboccare la strada provinciale 11 della Val Tartano, impegnando il secondo svincolo alla rotonda alla quale termina la nuova ss 38 all’uscita della seconda galleria di Paniga (per chi proviene da Milano). Dopo poche centinaia di metri si lascia la strada Provinciale Pedemontana Orobica per prendere a destra (strada provinciale 11) ed iniziale a salire lungo l’aspro fianco del Crap del Mezzodì. Dopo dopo 10 tornanti attraversiamo una breve galleria scavata nella roccia e ci affacciamo alla Val Tartano. Altri due tornanti sx e dx ed entriamo a Campo Tartano, uno dei due nuclei principali della valle, passando a lato della chiesa di S. Agostino (m. 1060). Proseguendo, raggiungiamo, dopo altri 5 chilometri circa, il centro principale della valle, Tartano (m. 1210), collocato al punto di congiunzione fra la val Lunga (est, sinistra) e la val Corta (ovest, destra), nelle quali la valle principale si divide.


Apri qui una panoramica dalla Casera di Gavet

La lunga costiera che separa le due valli parte, al suo limite meridionale, dalla Cima di Lemma (m. 2348), si articola nelle cime dell’elegante pizzo Scala (m. 2427), del monte Moro (m. 2277) e del monte Gavèt (m. 2318), e termina con il lungo dosso Tachèr (dal termine dialettale "tachèer", che significa "mucchio", "cumulo") che, dai 2093 metri della sommità, scende fino alla frazione Biorca (o Biolca, dal mantovano “biolca”, bue, oppure dal dialettale “biork”, forca), di Tartano.


La Casera ed il monte Gavet

Da Tartano, ignorata la strada che scende a destra, proseguiamo sulla stradina che si inoltra in Val Lunga, sfruttando una stradina asfaltata. Il primo centro che incontriamo, sulla nostra destra, è la frazione di Valle (m. 1237), riconoscibile anche per il ponte ben visibile sul torrente Tartano. Proseguendo, balza all’occhio, per il campanile della sua chiesa, la frazione della Piana (m. 1282), anch’essa sulla destra e con un ponte sul torrente. Non ci portiamo però fino a queste due loalità: circa 150 metri prima di raggiungere Valle, infatti, ci fermiano sul lato destro (verso il fiume) della strada, ad uno slargo, dove parcheggiamo (m. 1270), a valle della località Rondelli. Da qui parte, segnalato da un cartello, un sentierino che scende al torrente, fino ad un ponte seminascosto su una piccola forra. Il cartello è quello del sentiero 117, e dà la Casera Gavet ad un'ora e 20 minuti, la Casera della Scala a 2 ore e 50 minuti ed il Passo di Tartano a 3 ore e mezza.


La casera Gavet

Imboccato il sentierino, scendiamo ad un prato in autunno recintato a pascolo. Sul lato opposto, superato un tratto fangoso, ci portiamo ad un ponte che scavalca il torrente Tartano.
Oltre il ponte, parte una mulattiera ben tracciata e segnalata con segnavia rosso-bianco-rossi, che sale, con rapidi tornanti, in un bel bosco di abeti. Dopo circa tre quarti d'ora di salita il bosco si apre e raggiungiamo un'ampia radura distesa come una piana. Passiamo sul suo lato destro e proseguiamo salendo al limite inferiore di una lunga fascia di alpeggi, il sistema di alpeggi Gavèt-Gavedìn, uno dei luoghi legati alla fama ed al gusto del formaggio della Val di Tartano. Traversando a sinistra ci portiamo ad una baita isolata, la Baita Prima (m. 1582).


La Val Tartano dagli alpeggi del Gavet

Inizia da qui la lunga salita dell'alpeggio, effettuata descrivendo ampie diagonali. Il sentiero non è sempre marcato ed i segnavia ci aiutano a seguirlo, anche se visivamente non possiamo sbagliare. Alla nostra destra, cioè a nord, si apre un bello scorcio dell'alta Valle Spluga, a sinistra (in Val Masino), e di alcune cime del gruppo del Masino, più a destra (il pizzo Porcellizzo, i pizzi Badile e Cengalo, i pizzi del Ferro e la cima di Zocca). In basso, sulla loro verticale, l'alpe Granda ed il cocuzzolo del Culmine di Campo. Traversando a sinistra passiamo accanto ad una vasca per la raccolta dell'acqua, superiamo con attenzione il filo della teleferica e ci portiamo ad una seconda baita posta quasi sul limite del bosco. Qui pieghiamo a destra e saliamo in diagonale verso tre baite che vediamo più in alto. Dopo un breve tratto verso sinistra raggiungiamo così la casera Gàvet, posta a 1724 metri. Volgendo lo sguardo sul lato opposto, vediamo buona parte del versante orientale della Val Lunga, scandito da una serie di cime che propone, da sinistra, il pizzo Torrenzuolo, il pizzo del Gerlo, il monte Seleron ed il monte Azzarini.


Apri qui una panoramica del bivacco Baita Tacher

Per raggiungere il bivacco Tacher dobbiamo ora prestare maggiore attenzione ed ignorare i segnavia che ci indirizzano verso sinistra (sud), tracciando un itinerario che percorre il fianco del dosso e, salendo al passo del monte Moro, permette di percorrere il classico anello val Lunga-val Corta.
Noi dobbiamo dirigerci nella direzione opposta, seguendo il sentiero che lascia le baite salendo in diagonale verso destra (per chi guarda al crinale sopra le baite), senza segnavia. Passiamo così a sinistra di un grande masso e di un cumulo di sassi, oltre il quale la traccia sembra perdersi. Pieghiamo leggermente a sinistra salendo lungo i prati, puntando al limite del bosco presso una cisterna in plastica. Alle sue spalle, fra gli abeti, ritroviamo il sentiero che attraversa una breve fascia di alberi ed esce di nuovo all'aperto superando una valletta poco marcata. Dopo una breve salita rientriamo in un bosco di larici. Il sentiero, sempre ben marcato, prosegue diritto, in graduale salita. Dopo una decina di minuti usciamo ad un'ampia radura e, dopo una breve salita, vediamo davanti a noi una baita solitaria posta al suo centro. La raggiungiamo in leggera discesa, passando a destra di una pozza.


Il bivacco Baita Tacher

Siamo così al bivacco Baita Tachèr (m. 1793), una baita ristrutturata sempre aperta, al centro di una fascia di prati circondata da splendide peccete. Il luogo, solitario e traquillo, non è molto panoramico (perché la fascia di alberi a nord nasconde il gruppo del Masino, ma davvero affascinante. La baita, costituita da un solo locale, dispone di un tavololato in legno con tre materassi e coperte. Vi troviamo anche un camino, due tavoli in legno, una panca ed alcune pentole. Per l'illuminazione bisogna ricorrere ad alcune candele.
Sul lato opposto dei prati, vediamo un'ampia cisterna circolare per la raccolta dell'acqua, che su questo dosso è scarsa. L'escursione può terminare qui, ma conviene prolungarla salendo lungo il dosso boscoso fino alla sua prima elevazione significativa, il Dosso Tachèr.


Il bivacco Baita Tacher

Per farlo saliamo seguendo una debole traccia che passa poco distante dalla cisterna (ma è possibile salire anche a vista, in un bosco di radi larici). Dopo pochi minuti di salita più o meno diritta usciamo di nuovo ad alcuni prati, in località Fupana (m. 1869). Sul limite opposto dei prati seguiamo ancora la debole traccia, che ci porta al centro del dosso ed in pochi minuti esce ad una pianetta erbosa dove si trovamo i ruderi dei muretti a secco di un calecc' (m. 1981).


Apri qui una fotomappa della salita dal bivacco Baita Tacher al Dosso Tacher

Si tratta, letteralmente, di una "casa-letto", una tipica struttura usata dai pastori e costituita da quattro mura in sasso, appena accennate, sulle quali venivano poste, a mo’ di tetto, delle assi - o, in tempi più recenti, un telone - che questi portavano con sé nei loro spostamenti. Di fronte a noi vediamo l'ultima rampa che ci separa dalla cima del dosso, ma prima di descrivere come affrontarla vediamo come giungere fino a qui per via più diretta, tagliando fuori il bivacco Tacher.


Il Calecc' sulla piana sotto il Dosso Tacher

In tal caso dalle tre baite della Casera di Tacher non andiamo a destra, ma a sinistra, seguendo per un tratto il sentiero segnalato per il Gavedìi, per poi lasciarlo quasi subito salendo diritti verso destra, in direzione della sommità dei prati, fino all’ultima baita (baita Laret, m. 1832), presso la quale potremo individuare il sentiero che, tagliando verso destra, conduce al crinale in corrispondenza della radura con il calécc'.


Monte Gavet visto dal Dosso Tacher

La sommità del dosso si para, dunque, di fronte al nostro sguardo, a sud: per raggiungerla dobbiamo seguire un sentierino che si snoda lungo il crinale piuttosto ripido, fra la rada boscaglia, fino a raggiungere un grande ometto e, poco oltre, i 2093 metri della cima del dosso Tacher.


Apri qui una panoramica del gruppo del Masino dalla cima del dosso Tacher

Il panorama dal dosso è molto ampio: a nord l’imponente sistema del Màsino-Bregaglia, che mostra ora anche il monte Disgrazia, ad ovest le cime del fianco occidentale della Val di Tartano, ad est quelle del suo fianco orientale, con la successione degli alpeggi della val Lunga. La discesa avviene seguendo la medesima via di salita, stando attenti, ridiscesi alla Baita Prima, di prendere decisamente a sinistra per riafferrare la marcata mulattiera che scende nella pecceta.


Panorama sul gruppo del Masino dal Dosso Tacher

CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE MAP (FAIR USE)

Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)

Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout