CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri).

La val Vedello non è una
meta escursionistica particolarmente ambita: soffre, infatti, della
vicinanza delle più note ed interessanti val Caronno (ad est), valle
di Ambria e val Venina (ad ovest), tutte tributarie del torrente
Caronno. Ma chi ama setacciare sentieri e scenari e, soprattutto,
chi desidera percorrere, magari in giorni e periodi diversi, il
sentiero Bruno Credaro (segmento centro-orientale dell'Alta Via
delle Orobie), non può mancare di visitarla. Saliamo, allora, ad
Agneda, |
|
partendo da Piateda, imboccando
la strada per Piateda alta e staccadocene, sulla destra, quando,
intorno a quota 600, troviamo una stretta carrozzabile che percorre
il fianco orientale della bassa val Venina, fino ad un bivio, dove,
ignorata la strada che, sulla destra, sale ad Ambria, proseguiamo
sulla sinistra, raggiungendo Agneda e la sua cinquecentesca
chiesetta di S. Agostino: |
|
si tratta
di un paesino collocato a 1228 metri, sul limite inferiore
dell'ampia piana nella quale si adagia la bassa val Caronno.
La pista sterrata prosegue, oltre il paesino, fino al parcheggio nei
pressi dell'edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi. |
|
Dobbiamo,
poi, proseguire a piedi, perché la prosecuzione della pista, con
fondo in cemento, è chiusa ai veicoli non autorizzati. La pista
supera un gradino roccioso con qualche tornante ed un andamento
piuttosto ripido, fino ad un ponticello, che ci permette di passare
dalla parte destra (per noi) a quella sinistra della valle,
ammirando anche il bello spettacolo di una marmitta dei giganti
scavata dal torrente Caronno. Per la verità la pista prosegue sul
lato destro, ma la mulattiera che troviamo sul lato sinistro |
|
rappresenta
un'interessante variante per chi effettua l'escursione. |
|
Dopo una
breve salita in una bella pineta, raggiungiamo, così, |
|
la casa
dei guardiani della diga di Scais. |
|
Il bacino
artificiale, dalla capienza di circa 9 milioni di metri cubi
d'acqua, è posto a 1494 metri, a 3 km da Agneda, |
|
proprio
alla confluenza della val Caronno e della val Vedello. |
|
Il
sentiero prosegue costeggiando il lato orientale del bacino, fino ad
un bivio, segnalato da un cartello: |
|
qui
prendiamo a destra, seguendo le indicazioni per il passo del
Forcellino, e passando sotto il bell'edificio dell'ex-rifugio
Guicciardi (m. 1549). |
|
descriviamo, così, un arco |
|
che ci
porta a superare, su un ponticello, |
|
il
torrente Caronno, |
|
proseguendo |
|
verso
l'imbocco |
|
della val
Vedello, |
|
dove ci
accoglie una gentile macchia di conifere. |
|
Seguiamo
i segnava rosso-giallo-rossi, |
|
che ci
guidano, in breve, fino al punto in cui il sentiero intercetta la
pista sterrata che sale sul lato opposto della valle, rispetto alla
mulattiera seguita, fiancheggiano il lato occidentale del bacino. |
|
Dobbiamo,
ora, seguire la pista per un buon tratto, mentre sulla nostra
sinistra possiamo godere di un bel colpo d'occhio sulla val Caronno. |
|
La pista
si addentra in val Vedello, |
|
oltrepassando la baita Cornascio, a 1599 metri. |
|
Dopo
essere saliti |
|
per
qualche tornante, |
|
in uno
scenario dominato dall'imponente piramide del pizzo del Salto (m.
2665), |
|
lasciamo
la pista, per imboccare un sentiero che se ne stacca sulla destra
(segnalazione, su un masso, per l'alpe Zocco). |
|
Dopo un
primo ripido tratto, raggiungiamo |
|
un tratto
che, sempre mantenendo la direzione verso destra, assume un
andamento più dolce, |
|
e ci
porta alla baita dell'alpe, a 1814 metri. |
|
Ora
dobbiamo di nuovo piegare a sinistra (sud-ovest), |
|
cominciando la lunga salita finale |
 |
che ci
condurrà al passo del Forcellino. |
|
Sul lato
opposto (orientale) della valle è il pizzo Gro (m. 2653) a dominare
lo scenario, aspro e selvaggio. |
|
Più a
valle, si notano ancora i manufatti della miniera di uranio, aperta
e successivamente chiusa, che, negli anni passati, non ha certo
giovano alla fama della valle. |
|
Il
sentiero prosegue, |
|
tracciando una lunga diagonale, |
|
e ci porta in vista della
sella sulla quale è posto il passo. |
|
Qualche sosta ci permette di
ammirare il volto ben diverso, più gentile, del lato orientale della
val Caronno, dominato dal pizzo di Rodes (m. 2829). |
 |
La presenza sempre più
massiccia ed incombente del pizzo del Salto |
 |
accompagna i nostri ultimi
passi |
 |
in direzione della sella. |
 |
Ed è proprio da qui che la
valle mostra nella forma più compiuta il suo volto arcigno,
soprattutto sul suo versante orientale. |
 |
L'intero percorso, |
 |
dal bivio fino al passo, è
una parte della tappa del sentiero Bruno Credaro che porta dal
rifugio Caprari, in valle del Livrio, al rifugio Mambretti, in val
Caronno, passando, appunto, per la val Venina, la valle di Ambria e
la val Vedello. |
 |
Il passo è posto |
 |
a 2245 metri, |
 |
e ci introduce, |
 |
sotto lo sguardo severo dei
suoi |
 |
guardiani rocciosi, |
 |
all'alta valle di Ambria (o
val Zappello), |
 |
appena a monte di una conca
nella quale riposta un piccolo specchio d'acqua. La discesa nella
valle avviene, nel primo tratto, procedendo in direzione nord-ovest,
per poi piegare, a quota 1900 circa, decisamente a sinistra,
cominciando a descrivere un ampio arco che ci porta in prossimità
del fondovalle. Dall'ampia piana di Zappello, infine, con facile
discesa, possiamo raggiungere Ambria, proseguire nella discesa fino
al bivio e risalire ad Agneda, chiudendo un anello che richiede
circa 6 ore e mezza di cammino. |
 |
Possiamo però anche
scegliere di tornare per la medesima via di salita. |
 |
Calcoliamo, infine, circa
tre ore e mezza di cammino da Agneda al passo (il dislivello è di
circa 1020 metri). |
 |
|