SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Alessio di Roma, Tiziano

PROVERBI

Et còlt? Va gil l’invòlt (Hai caldo? Vai in cantina – Montagna)
La puvertà töl minga l’unùr (la povertà non toglie l’onore)
Chi nu ga del sò, balà nu pò (chi non ha del suo, non può ballare)
Chìi giüga de crapìzi al g’ha poch giüdìzi (chi agisce per un capriccio ha poco giudizio)
Chìi grìgna al venerdì piàncc ala duménega (chi ride al venerdì piange alla domenica - Tirano)
Se pòse, pòse per mì; se laùre, su mìga per chi
(se riposo, riposo per me; se lavoro, lavoro per non so chi - Teglio)
La roba buna le mai pag(h)èda asee (la merce buona non è mai pagata a sufficienza - Fraciscio)
Se el suul el turna indrée,'n gà l'acqua fina ai pée
(se si rasserena alla sera, avremo molta acqua - Pedesina)
Meiar üna cascina da par lur, cu ün palaz in cumüniun
(meglio una cascina da soli, che un palazzo con altri - Val Bregaglia)
L'e da evità da éssa sant in gésa e diaul in cà
(bisogna evitare di essere santi in chiesa e diavoli a casa - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Luglio, un tempo, era anche il mese della raccolta del lino. Ne parla Lina Rini Lombardini nel bel volumetto “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni” (Sondrio, Ramponi, 1950):
"Malinconia di ciò che è stato e non tornerà più mai. Più mai vedremo nelle nostre campagne spiccare verso il solstizio d'estate larghe striscie di lino tutt'azzurre di corolle, pennellate di cielo in mezzo al verde; un po' di cielo in terra. Quasi un senso religioso veniva da quelle striscie e dalle tradizioni che ne regolavano, attraverso tutto un anno, la vita. Pronostico di un buon raccolto, era la notte di Natale priva di lunal; scongiuro tra sacro e agreste nel giorno delle Palme, il ramo d'olivo infilato nel mezzo delle striscie di lino. Pio amuleto era, anche per il lino, in Bormio, il ramo di betulla aspersa d'acqua santa nei dì delle Rogazioni. Date sacre, fisse, segnano le ore più importanti nella coltivazione del lino: a Sant Mark o a Santa Crus la semina; a San Giovanni o a San Pietro e Paolo, lo sbocciar dei fiori celesti; intorno a Sant'Anna, o a Santa Margherita la maturazione completa: «a Santa Margherita la seda l'è finida». Seda è chiamata la piantina per la sua bellezza e preziosità; ma, prima che la vera seda o fibra tessile appaia nitida, quante obre ci vogliono! Prima intorno al campo perché faccia presto a pruir, cioè a verzicare; colpi cauti di sarchiello e (li piccola zappa, attenzione ai salta-martin, splendidi per verde fulgore d'ali, ma voraci a stroncar le piantine. Già, ormai in giugno alte e sottili, si muovono a ogni soffici d'aria e aprono verso il cielo tutta una fiorita di begli occhi azzurri. Il lino li tiene aperti per pochi giorni in tutto un anno; per poche ore in tutto un giorno. Li schiude al levar del sole, li rinchiude prima, che avvampi: direi che silenziosamente l'ammonisca: non lasciarti attrarre da ciò che abbaglia. Ti avverte pure che vita il sorriso è frammisto al pianto. «Fior di lino – soleva dire l'avola savia — si fanno fasce di gioia e bende di dolore, con quel bel fior turchin».

... Siamo ormai nella grande estate; è ora del raccolto. Il lino si strappa a mazzi; ogni dieci mazzi formano un'akuarola; tutte le akuarole o specie di covoni, vengono esposti all'aria nei solai, a bilancia su d'un legno; ovvero lungo il basamento delle case, agreste bassorilievo. Sosta breve, perché arriva subito il tempo di smazzuler; e il lino vien battuto, mazzo per mazzo, con un legno, dalle donne inginocchiate. Poi è steso a ventaglio sul prato per macerare nell'acqua, finché «al se sfrigola e al fa la seda»; appare cioè la vera preziosa fibra tessile che subito si mette a seccare: al sole, ovvero nel forno ancora un po' caldo per avervi cotto il pane. Che bellezza anche spirituale in questo accostamento di lino e pane, opra delle nostre donne di un tempo!
Levato dal forno, il lino si pone delonk, cioè immediatamente, sotto il coltellaccio della gramula che lo maciulla. Accorrono le vicine numerose e sollecite ad aiutare; fra il pulviscolo di quel batter cadenzato anche i volti freschi s'offuscano, ma zampilla gaio il riso, sprizzano le facezie; l'allegria diventa poi rumorosa baldoria durante la ghiotta merenda che corona sempre l'opra del gramuler ... Ma le fatiche ricominciano sotto altre forme; non è il lino l'erba de le «cent'obra?».
Si spatolano le fibre con una specie di lancia di legno e poi si spinano con l'irto spinec; quando appaiono lucenti come nobile chioma argentea, è ora di farne corti cordoni di due cappi, e che pren­dono gentilmente il nome di pupe.
Da una parte le lisce pupe di puro lino, dall'altra, tutta in garbuglio, la stoppa. Umile residuo, ma utilissima nelle case contadine, anche per farne lenzuola da carro, grembiuli da fatica, chiari grembiuli che una volta in Cepina distinguevano le lavoratrici dei campi, ed erano parte importante del loro rustico costume. Di stoppa, le non ricche preparavano anche la «bisacca» per il pagliericcio nuziale; dalla stoppa, le non ancora fidanzate, traevano un sentimentale pronostico. « Le matele di trent'anni fa, narra Caterina, che poi marito non volle — trovandosi a filare nelle stue accendevano alla lum un grosso fiocco di stopa per buttarlo poi in aria, cantilenando: Filò filò dimmi quanti ne ho ...». Di corteggiatori, si capisce; e il loro numero era quello dei fiocchetti minori che si venivano staccando dal grosso fiocco, in bizzarra girandola rossa... Poi, tra i corteggiatori uno era il prescelto; e si faceva avanti con il suo primo dono: una roka per filar, spesso ornata da graziosi intagli.

Sulla sua cima, la ragazza metteva la «pupa tuta sbrogliè» e tenuta ferma da una specie d'imbuto di carta bella (si andava a gara per averla a fiori o inargentata).
Filo di lino, filo d'incantesimo anche in altri luoghi della Valle: «i matei i ten la roka - i mateli i fa l'amur». Tempi mirabili per così onesto e semplice vivere. Molta era la povertà materiale; ma quanta ricchezza spirituale nelle nostre donne, e quali esemplari maestre, le ave redine a insegnare l'ardua arte del filare alle nipoti ancor bimbe.
In Semogo i filò si tenevano a turno in questa o quella casa e a turno le donne portavano l'olio di linosa per la lum. Un'ottuagenaria dal volto di lavoratrice antica ricorda d'avere, per economia filato d'inverno presso la finestra, nelle notti chiare, al solo raggio della luna, reso più sfavillante dal riflesso della neve. «Li brava femena - dicono in Cepina - de Geneir li met a dormir i pradeir»: le stelle che di gennaio tramontano a mezzanotte. A quei tempi in paese non avevano orologi e l'ora si misurava con il sole e con le stelle. Era il tempo in cui i ragazzi cepinaschi, trovando ogni mat­tina, al loro levarsi, sull'asp una matassa nuova, credevano inge­nuamente che le mamme per filare tutta la notte, non andassero neppure a dormire.
Matassa per matassa, eccia per eccia, cosi le pupe si andavano trasformando in filo; poi le eccia venivano messe a bollire dentro il kaldeirat con acqua e cenere ... Obre su obre, ma per arrivare alla tela ce ne vuole del lavoro! Le matasse vengono sciorinate all'aria per giorni e giorni; hanno da essere bene asciutte prima di venire dipanate in gomitolo o binant. A ogni silenzioso giro dell'arcolaio, s' ingrossa il binant; un binant per ogni eccia; quanti binant nella sacca da inviare alla lessadra
In questa impazientissima vita odierna, quali donne saprebbero affrontare le cent'obra che il lino richiede? Vogliono le fluide tele di moda, le pronipoti delle filatrici di una volta.
Una volta ... Sembra il principio d'una favola; e, come di favola, erano davvero i corredi delle ave. Frullar di fusi, scorrer lieve di spole, scorrer lentissimo di mesi ... Ci vuole un anno, quasi, per aver la tela dal nuovo lino. Colto a luglio, appena finita la falcia , per il luglio susseguente, appena finita la falciatura del primo fieno, innanzi a quello della digoir, si stendono sui prati rasi le lunghe strisce della tela greggia, per imbiancarla. Ancora sole ed acqua; e si ha cura di metterla a terra presso un ruscello; o nella terra si scava un buco per farvi la pozzetta d'acqua necessaria agli abbondanti spruzzi per la tela nuova. Che viene poi portata in casa a grevi e freschi rotoli, sfavillanti e fragranti già destinati al corredo delle figlie quando ancor non sapevano di nozze. Bei lenzuoli di sette «braccia» cuciti a mano, guarniti di ricami o di bordi applicati. Ancor nell'armadio dell'ava ricordo di aver visto, pur liso, un lenzuolo bianco orlato con pizzo pure di lino, bianco e rosa, frangiato. Un bordo bianco a rilievi rosa correva gentilmente per tutta la lunghezza del lenzuolo, da un orlo all'altro, nel mezzo, a fare un curioso segno divisorio, tra i due sposi; curioso e ben fragile, ma come si potrebbe dirne tutta la poesia e ... malizia?

Tradizione che tramonta, poesia che dilegua. Di puro lino la fidanzata preparava la camicia nuziale di lui, con sparati ch'erano una bellezza a piegoline minute minute tra cui ricamava fiorellini, ghiandette imbottite e circondate da orli a giorno; preparava a dozzine le caste gran camicie per sé, chiuse (la tondo colletto e da maniche lunghe al polso. Dozzine di capi portati alla casa maritale dentro gerla infiocchettate o, per le nobili, in cassapanche pompose d'intagli e di stemmi; così come gli armadi che dovevano accoglierli. E ancor oggi conservano sulle pareti interne o esterne, sugli sportelli ad altorilievo, le sigle delle spose che v'accolsero, una dopo l'altra, da madre a figlia, il loro tesoro bianco; qualcuna anche con la data delle nozze, bel simbolo della perennità di una famiglia.
Una volta ... Ma si, è proprio come il principio di una favola
."

STORIA
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AMBIENTE

 

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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