SANTI (clicca qui per aprire la pagina relativa a questo giorno dal sito www.santiebeati.it):
S. Cecilia martire di Roma

PROVERBI

La scighéra la lasa el témp kumè l'era (la foschia lascia il tempo che trova – Traona)
La mèta zupèda l’è prüma truèda (la ragazza schiva è la prima che si sposa – Samolaco)
El Signùr el mànda el frècc’ segùnt i pàgn (il Signore manda il freddo secondo i panni – Morbegno)
A fa bun müs sa fa metà dela spésa (chi ci sa fare risparmia metà della spesa - Tirano)
Dùma ‘l spècc al ta dis tüt (solo lo specchio ti dice tutto - Tirano)
Dumàndach mài a ‘n mercànt se la sùa ròba l’è bùna
(non domandare mai ad un mercate se la sua merce è buona - Tirano)
Dùu gài an de ‘n pulée i va mìga bée(due galli in un pollaio non vanno bene - Tirano)
Cur l'amùr al gh'è, la gamba la tirä ‘l pè (quando c'è l'amore, si va di tutta fretta - Villa di Chiavenna)
An na sa da plü un dutùr e 'n àsan chi noma un dutùr
(ne sanno di più un dottore ed un asino che solo un dottore - Poschiavo)

VITA DI UNA VOLTA

Dal Rapporto del prefetto dell'Adda Angiolini al signor Conte Consigliere di Stato Direttore Generale della Pubblica Istruzione su gli usi e costumi del Dipartimento dell’Adda - Sondrio, 8 gennaio 1812 (Pubblicato in: ARTI E TRADIZIONI POPOLARI - LE INCHIESTE NAPOLEONICHE SUI COSTUMI E LE TRADIZIONI NEL REGNO ITALICO, a cura di Giovanni Tassoni, La Vesconta - Bellinzona, 1973):
"La morte ha poco o nulla di spaventoso per questi contadini. L'idea che se ne fanno è piuttosto quella del riposo che quella del proprio annientamento. Si domandi ad un villico cosaè accaduto di suo padre, o di qualche suo attinente, risponderà: è là che riposa, volendo significare che è trapassato.
I molti travagli e patimenti, raramente interrotti da qualche piacere, contribuiscono potentemente a rendere loro meno deforme l'aspetto della morte. Spirato l'individuo, si accende nella sua camera una candela, e lo si fa vegliare da qualche persona sino al momento del suo trasporto. Se la famiglia del morto è civile, è dovere di cortesia di tutte le persone sue pari il recarsi presso gli afflitti, e tener loro compagnia sin che dura la cerimonia funebre; ciò che chiamasi tener caso. Se il defunto è contadino, la di lui bara è seguita in alcuni luoghi da tutti i suoi parenti, che assistono alla messa ed alle esequie. Le donne prorompono in pianti, e danno l'ultimo bacio al cadavere pria che venga calato nella fossa. Quindi si ritirano alle loro case, dove pranzano in compagnia, e mangiano d'una forma di formaggio detta in qualche luogo del caso. Questa è la piú bella che si faccia nelle Alpi; rimane intatta in ciascuna famiglia, perché destinata al solo oggetto del convitto mortuario, se uno ne avvenisse in quell'anno. Quando l'anno passi senza accidente, nel venturo alpeggiamento se ne sostituisce un'altra, e la vecchia serve all'uso della famiglia.
Nella comune di Tirano, dopo aver dato sepoltura al cadavere, gli amici ed i parenti si radunano nella casa del defunto. Se era contadino, sorge fra essi un tale che ne tesse l'elogio e ne esalta le buone qualità. Sono indigeste rapsodie raccozzate qua e là ed adattate grossolanamente all'occorrente. La famiglia paga dieci soldi di Milano in rimunerazione all'oratore; si mangia e si beve, e così tutto finisce
."

Novembre, mese dei morti. Al culto dei morti era legato, in molti paesi della valle, il dono del sale.
Tullio Urangia Tazzoli, ne "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari” (Anonima Bolis Bergamo, 1935), scrive:
L'importazione del sale nel Contado di Bormio, specie nei primi secoli, ebbe una rilevante importanza: norme specifiche sul commercio del medesimo erano sancite negli Statuti bormiesi. Erano fatte prescrizioni minute circa l'appalto annuale della "stadera del sale”. Il Pesatore del comune aveva diritti da riscuotere e penalità corrispondenti qualora mancasse ai propri doveri. Il comune percepiva per la pesatura e spesa del sale (stadera del sale) il diritto di lire imperiali una per staio per l'importazione e di lire due per staio per l'esportazione. Negli Statuti, a proposito dei vari dazi comunali, trovasi la curiosissima prescrizione che "qualora un bormiese nel territorio del Contado vendesse e pesasse sale a forestieri doveva riscuotere date somme secondo la quantità di sale venduto, somme che, compreso il pedaggio, dovevano essere portate a Bormio ed assegnate, in aggiunta, al salario del Podestà, del medico e del maestro delle scuole: pubblici ufficiali questi stipendiati dal comune.
Come avveniva il commercio del sale lo ricaviamo da una pagina dell'Alberti. Egli riferisce che Alvise Vallaresso ambasciatore per la Repubblica veneta presso il marchese di Coeuvres negli anni 1624-25, "per maggiormente favorire bormiesi ed i valtellini nell'acquisto del sale fece loro nonche la Serenissima gliene farebbe somministrare e procurerebbe ogni maggiore agevolezza ed, ad ogni loro richiesta, ne farebbe loro introdurre qualche quantità. L'offerta richiesta non fu ricevuta per non discostarsi dall'occasione del commercio con il Tirolo essendo che li conduttori delli vini pagano le spese del vino con ricondurre il sale e per il sale della Repubblica veneta non vi sarebbe l'esito del vino della Valtellina avendo la stato veneto abbastanza vino„. Ancora in merito al commercio del sale Ignazio Bardea così scriveva, nel 1805, in una Supplica o politico-storica esposizione a Sua Maestà Napoleone I Imperatore di Francia e Re d' Italia – nel suo fausto avvenimento al regio trono dalla municipalità di Bormio umiliata -  "Necessitava permettere l'introduzione del sale da Halle sia perché così i cavallanti non tornavano vuoti importando vino in Germania (il guadagno della vendita del vino va tutto nel noleggio) sia perchè l'esausto Tirolo non dà commercio suppletivo nel ritorno ed il vino, ancora, non resta esitabile senza cambio dí sale giacchè è inutile ricevere il valsente in cedole di banca o monete che non hanno, nel Bormiese, corso. Si aggiunga, ancora (e questa affermazione del Bardea ci rivela l'importanza, pel Bormiese, di detto commercio) che il sale di Halle è necessario nel Bormiese essenzialmente per le bestie bovine il commercio e l'esistenza delle quali è l'unica fonte di ricchezza e di vita nel territorio. Dette bestie rifiutano assolutamente di usare il sale fornito dalla Finanza del Regno Italico e molte di esse, in mancanza, ne soffrono onde sia per provvedere alla conservazione delle bestie sia per le accresciute tasse sul sale si esercita il contrabbando del medesimo con grave danno dell' erario e della finanza stessa,,.
Il sale, quindi, come la biada, il pane ed il vino, era grandemente utile (per non dire necessario) e quindi grandemente apprezzato. Perciò esso veniva e viene usato in sostituzione del denaro nelle elemosine private e pubbliche come si usava fare col vino, col pane e con la biada pel passato. Nelle ricorrenze funebri, ad esempio, si distribuiva e si distribuisce, come vedemmo, il sale a chi va a recitare preghiere per l'anima del defunto nella casa del morto. Si facevano e si fanno, in dette ricorrenze, elargizioni di sale pure ai poveri del comune incaricandone il comune stesso e la Congregazione di carità onde evitare perdita di tempo ed affollamenti nella casa od alla porta della chiesa. In certi luoghi (Valdidentro e Valfurva) nelle ricorrenze funebri si distribuisce, tuttora, alla porta della chiesa, uscendone dopo La funzione per recarsi al cimitero, una tazza o due di sale.”

STORIA
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AMBIENTE

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I PROVERBI SONO IN GRAN PARTE TRATTI DAI SEGUENTI TESTI:

Gaggi, Silvio, "Il volgar eloquio - dialetto malenco", Tipografia Bettini, Sondrio, 2011
Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996)
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003
Pier Antonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996
Pier Antonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999
Pier Antonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Pier Antonio Castellani, "Detti e citazioni della Valdidentro", I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Luigi Godenzi e don Reto Crameri, "Proverbi, modi di dire, filastrocche raccolti a Poschiavo, in particolare nelle sue frazioni", con la collaborazione di alcune classi delle Scuole di Avviamento Pratico, Tip. Menghini, Poschiavo (CH), 1987
Lina Lombardini Rini, "Favole e racconti in dialetto di Valtellina", Edizioni Sandron, Palermo-Roma, 1926
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)


Utilissima anche la consultazione di Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001

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PRINCIPALI TESTI CONSULTATI:

Laura Valsecchi Pontiggia, “Proverbi di Valtellina e Valchiavenna”, Bissoni editore, Sondrio, 1969
Gabriele Antonioli, Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino" (Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca comunale di Grosio)
Dott. Omero Franceschi, prof.ssa Giuseppina Lombardini, "Costumi e proverbi valtellinesi", Ristampa per l'Archivio del Centro di Studi Alpini di Isolaccia Valdidentro, 2002
Tullio Urangia Tazzoli, "La contea di Bormio – Vol. III – Le tradizioni popolari”, Anonima Bolis Bergamo, 1935;
AA.VV. "A Cà Nossa ai le cünta inscì", a cura della Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina, Piccolo Vocabolario del dialetto di Montagna con detti, proverbi, filastrocche e preghiere di una volta (1993-1996);
Giuseppina Lombardini, “Leggende e tradizioni valtellinesi”, Sondrio, ed. Mevio Washington, 1925;
Lina Rini Lombardini, “In Valtellina - Colori di leggende e tradizioni”, Sondrio, Ramponi, 1950;
Glicerio Longa, "Usi e Costumi del Bormiese”, ed. "Magnifica Terra", Sondrio, Soc. Tipo-litografica Valtellinese 1912, ristampa integrale nel 1967 a Bormio e II ristampa nel 1998 a Bormio a cura di Alpinia Editrice;
Glicerio Longa, "Vocabolario Bormino”, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1913;
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – La nascita e l'infanzia” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2000);
Marcello Canclini “Raccolta di tradizioni popolari di Bormio, Valdisotto, Valfurva, Valdidentro e Livigno – Il ciclo della vita – Fidanzamento e matrimonio” (Centro Studi Storici Alta Valtellina, 2004);
Luigi De Bernardi, "Almanacco valtellinese e valchiavennasco", II, Sondrio, 1991;
Giuseppe Napoleone Besta, "Bozzetti Valtellinesi", Bonazzi, Tirano, 1878;
Ercole Bassi, “La Valtellina (Provincia di Sondrio) ”, Milano, Tipografia degli Operai, 1890;
"Ardenno- Strade e contrade", a cura della cooperativa "L'Involt" di Sondrio;
"Castione - Un paese di Valtellina", edito a cura della Biblioteca Comunale di Castione, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Sondrio;
don Domenico Songini, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004;
don Domenico Songini, “Storia e... storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001;
Scuola primaria di Sirta: calendari 1986 e 1991 (a cura dell'insegnante Liberale Libera);
Luisa Moraschinelli, “Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn '40)”;
Giovanni Bianchini e Remo Bracchi, "“Dizionario etimologico dei dialetti della Val di Tartano”, Fondazione Pro Valtellina, IDEVV, 2003;
Rosa Gusmeroli, "Le mie care Selve";
Cirillo Ruffoni, "Ai confini del cielo - la mia infanzia a Gerola", Tipografia Bettini, Sondrio, 2003;
Cirillo Ruffoni, "Chi va e chi resta - Romanzo storico ambientato in bassa Valtellina nel secolo XV", Tipografia Bettini, Sondrio, 2000;
Cirillo Ruffoni, "In nomine Domini - Vita e memorie di un comune della Valtellina nel Trecento", Tipografia Bettini, Sondrio, 1998;
Mario Songini (Diga), "La Val Masino e la sua gente - storia, cronaca e altro", Comune di Val Masino, 2006;
Tarcisio Della Ferrera, "Una volta", Edizione Pro-Loco Comune di Chiuro, 1982;
"Parla 'me ta mànget - detti, proverbi e curiosità della tradizione comasca, lecchese e valtellinese", edito da La Provincia, 2003;
Massimiliano Gianotti, "Proverbi dialettali di Valtellina e Valchiavenna", Sondrio, 2001;
Associazione Archivio della Memoria di Ponte in Valtellina, "La memoria della cura, la cura della memoria", Alpinia editrice, 2007;
Luisa Moraschinelli, "Come si viveva nei paesi di Valtellina negli anni '40 - l'Aprica", Alpinia editrice, 2000;
Aurelio Benetti, Dario Benetti, Angelo Dell'Oca, Diego Zoia, "Uomini delle Alpi - Contadini e pastori in Valtellina", Jaca Book, 1982;
Patrizio Del Nero, “Albaredo e la via di San Marco – Storia di una comunità alpina”, Editour, 2001;
Amleto Del Giorgio, "Samolaco ieri e oggi", Chiavenna, 1965;
Ines Busnarda Luzzi, "Case di sassi", II, L'officina del Libro, Sondrio, 1994;
aa.vv. “Mondo popolare in Lombardia – Sondrio e il suo territorio” (Silvana editoriale, 1995) Pierantonio Castellani, “Cento proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1996 Pierantonio Castellani, “Cento nuovi proverbi, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 1999 Pierantonio Castellani, “Cento altri, detti e citazioni di Livigno” I Libri del Cervo, Sondrio, 2000
Cici Bonazzi, “Detti, proverbi, filastrocche, modi di dire in dialetto tiranese”, ed. Museo Etnografico Tiranese, Tirano, 2000
Luisa Moraschinelli, "Dizionario del dialetto di Aprica", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Tarcisio Della Ferrera, Leonardo Della Ferrera (a cura di), "Vocabolario dialettale di Chiuro e Castionetto", Comune di Chiuro ed IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2008 (cfr. anche www.dialettochiuro.org)
Giovanni Giorgetta, Stefano Ghiggi (con profilo del dialetto di Remo Bracchi), "Vocabolario del Dialetto di Villa di Chiavenna", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2010
Luigi Berti, Elisa Branchi (con contributo di Remo Bracchi), "Dizionario tellino", IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca"), Sondrio, 2003
Pietro Ligari, “Ragionamenti d’agricoltura” (1752), Banca Popolare di Sondrio, Sondrio, 1988
Saveria Masa, “Libro dei miracoli della Madonna di Tirano”, edito a cura dell’Associazione Amici del Santuario della Beata Vergine di Tirano” (Società Storica Valtellinese, Sondrio, 2004)
Sergio Scuffi (a cura di), "Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco", edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Giacomo Maurizio, "La Val Bargaia", II parte, in "Clavenna" (Bollettino della Società Storica Valchiavennasca), 1970 Gabriele Antonioli e Remo Bracchi, "Dizionario etimologico grosino", Sondrio, 1995, edito a cura della Biblioteca Comunale di Grosio.
Silvana Foppoli Carnevali, Dario Cossi ed altri, “Lingua e cultura del comune di Sondalo” (edito a cura della Biblioteca Comunale di Sondalo)
Serafino Vaninetti, "Sacco - Storia e origini dei personaggi e loro vicissitudini degli usi e costumi nell'Evo", Edizioni Museo Vanseraf Mulino del Dosso, Valgerola, 2003
Sito www.fraciscio.it, dedicato a Fraciscio
Sito www.prolocodipedesina.it, dedicato a Pedesina
Massara, Giuseppe Filippo, "Prodromo della flora valtellinese", Sondrio, Della Cagnoletta, 1834 (ristampa anastatica Arnaldo Forni Editore)
Galli Valerio, Bruno, "Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi", Sondrio, stab. tipografico "Quadrio", 1890

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